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The Host

Regia di Andrew Niccol vedi scheda film

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La recensione su The Host

di FilmTv Rivista
8 stelle

Umano non umano. Tutto il cinema (straordinario e altamente sottostimato) di Andrew Niccol viaggia - nel tempo e nello spazio - tra i confini di questa dicotomia. Un cinema che vive dell’urgenza di denunciare ogni forma di colonialismo - fisico, mentale, materiale, di frontiera - nella speranza di vincerlo combattendo. Fin dai tempi di The Truman Show, di cui Niccol (non si ricorda mai abbastanza) è stato il geniale autore. Non fa eccezione The Host, opus n. 5, ennesimo capolavoro di un percorso morigerato e intenso, tratto dal bestseller (in Italia edito da Rizzoli con il titolo L’ospite) della fortunata Stephenie Meyer, proprio quella della Saga di Twilight. «Cosa succederebbe» quasi urla lo strillo di lancio «se tutto ciò che ami ti venisse strappato in un batter d’occhi?». L’anima, per esempio, infilata nel corpo di un altro, che magari ha già vissuto cento vite e proviene da Gattaca o da chissà quale altro pianeta o universo. Siamo - come sempre accade nei territori niccoliani - nel futuro. In un futuro che mette i brividi (paiono i nostri giorni), a un tiro di schioppo da In Time (precedente lavoro del Nostro), dove un invasore alieno ha (per l’appunto) colonizzato la Terra, apparentemente in maniera pacifica, in realtà togliendo ai suoi abitanti la cosa più importante, ovvero l’identità, il cuore pulsante del pensare e dell’amare. Per fortuna, da qualche parte, in una zona desertica dentro una montagna, sopravvive la Resistenza. Un manipolo di umani non ancora disumanizzati, che si difende con fucili da cowboy e coltiva il grano sfruttando - con un gioco di specchi - la luce del sole che, caparbia, filtra fra le rocce e le pareti. Due mondi contrapposti, dunque: la razza aliena ipertecnologica, dagli occhi di ghiaccio, che gira su fiammanti Lotus Evora senza avere bisogno di alcun contatto fisico; e ciò che resta del mondo, l’unico che (per ora) conosciamo, che invece non può fare a meno di lavorare per mangiare, di toccarsi per a- mare, di uccidere (se necessario) per non morire. Romantico, metaforico, poetico.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 13 del 2013

Autore: Aldo Fittante

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