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Game Change

Regia di Jay Roach vedi scheda film

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La recensione su Game Change

di LorCio
7 stelle

Il coinvolgimento di tre pesi massimi nei ruoli principali dovrebbe far bene intendere come l’obiettivo della HBO non si limitasse alla speculazione limitata del prodotto televisivo ma ad un’opera di più ampio respiro, per quanto nel recinto della televisione via cavo. La storia è nota: dopo i due mandati di Bush, i repubblicani decisero di immolare l’eroe di guerra John McCaine all’impari lotta con i democratici di Obama, e li suggeriscono un vicepresidente che rappresenti l’area più conservatrice del vecchio partito. McCaine sceglie la governatrice dell’Alaska Sarah Palin: dopo un’iniziale luna di miele, la signora si dimostra molto discutibile, poco preparata e quasi esaurita. Verrà quindi eclissata nonostante l’estremo protagonismo e cestinata dopo la batosta elettorale.

 

Dietro la macchina da presa, mobile e puntuale, c’è il professionale e vagamente anonimo Jay Rouch, ma la delizia sta nella sceneggiatura attentamente precisa e meravigliosamente didascalica del promettente Danny Strong, capace di far comprendere anche a noi poveri italiani la folle assurdità dei meccanismi politici americani, compreso il complicatissimo sistema elettorale, e al contempo di rappresentare con abilità i dubbi e l’orgoglio di un americano della vecchia scuola da una parte e l’arrivismo e l’ambiguità di una donna volitiva quanto spericolata dall’altra. Il tutto visto dagli occhi di uno stratega (Steve Schmidt, il cui libro è all’origine del tv movie) viscerale e callido.

 

Grandissima prova mimetica di Julianne Moore come Sarah Palin (al cinema avrebbe vinto l’Oscar, anche perché l’Academy adora coloro che si travestono da personaggi reali), ma non è da sottovalutare come l’ottimo Ed Harris si mantenga sotto le righe nei panni di McCaine, uomo verso cui, in questo caso, si rivolgono le simpatie degli autori e del pubblico, specularmente alla controparte femminile. Produce, tra gli altri, Tom Hanks.

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