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Passaggio in India

Regia di David Lean vedi scheda film

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La recensione su Passaggio in India

di luisasalvi
4 stelle

Né romantico né lucido, come invece è stato definito. Troppi temi, affastellati, suggeriti pesantemente solo a parole e presupposti alla vicenda, ma non espressi veramente: l'arroganza razzista inglese nei confronti degli indiani è denunciata fin dall'inizio con semplicismo ma senza approfondimento, come pure il servilismo o la passiva accettazione indiana: Aziz si vergogna per i connazionali criticati perché non osano ricevere a casa loro gli inglesi, ma fa la stessa cosa e, dopo aver invitato per dimostrare che non si vergogna, sposta l'invito ad una costosa e impegnativa visita alle grotte: la vicenda centrale del film nasce da un breve dialogo casuale e non approfondito; come da brevi dialoghi si conoscono le situazioni psicologiche dei personaggi, dr. Aziz vedovo con due figli, Adela in visita al fidanzato su cui nutre dubbi condivisi da Mrs Moore, la madre di lui, che la invita a ripensarci, la rigida arroganza di lui.

Lei dovrebbe essere trascinata dall'eccitazione erotica imposta dal caldo clima indiano, ma il regista non trova di meglio per mostrarlo che far vedere sculture erotiche nella giungla e branchi di scimmie che ne scendono e la terrorizzano; poi le grotte dovrebbero riaccendere la stessa passione, da cui fugge come davanti alle scimmie. Se la causa psicologica della fuga e quindi l'occasione alla vicenda è così suggerita malamente, con enfasi oscura, la successiva denuncia di lei ad Aziz per tentata violenza non è neppur minimamente vista né spiegata; lo spettatore deve supporla in base a quanto ha visto sul pesante razzismo e ipocrita moralismo vittoriano degli inglesi in India, per cui va escluso che lei possa aver desiderato un indiano.

Ma la poetica dell'inespresso, che aveva reso celebre Lean con Breve incontro e che a me non convinceva affatto neppure lì, qui, a distanza di decenni, è meno di un ricordo. La chiave emotiva del film poi dovrebbe essere l'eco, che ha turbato Mrs Moore (nome che l'eco ripete a lungo), poi Adela nella grotta ma soprattutto al processo dove la folla di fuori urla il nome di Mrs Moore che potrebbe testimoniare a favore di Aziz: è il culmine emotivo della vicenda, e forse ha meritato al film l'oscar per la colonna sonora, ma lascia un senso di freddezza e forzatura cerebrale.

Il finalino poi assicura che con amore e comprensione reciproca e molta buona volontà si possono risolvere le difficoltà di rapporto fra i due paesi: se l'indiano offeso e umiliato si decide a chiedere scusa all'inglese che l'ha calunniato… Rinuncio a indagare eventuali tesi del regista diverse da quelle del libro, perché credo che lo scopo principale di Lean da alcune decine di anni sia il successo di cassetta grazie al suggerimento patinato di idee e sentimenti di cui non gli importa nulla; e tanto meglio se possono essere intesi variamente, in modo da accontentare tutti.

 

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