Regia di Srdjan Dragojevic vedi scheda film
Il primo gay pride serbo si è svolto a Belgrado il 30 giugno 2001, insanguinando la città con gli scontri tra i manifestanti e gruppi di conservatori all’attacco della folla. Nel 2010 il secondo tentativo: per meno di 1000 partecipanti alla sfilata, c’erano 5000 poliziotti, comunque insufficienti a contrastare le migliaia di agguerriti oppositori. Risultato: l’anno successivo il gay pride è stato abolito. Qualche dato necessario per comprendere il senso della commedia di Dragojevic, in cui grottesche vicissitudini fanno sì che un piccolo boss della mala sia costretto dalla fidanzata ad aiutare una coppia omosessuale nell’organizzazione della parata arcobaleno: fieramente omofobo, Limun si ritrova in viaggio con il mite veterinario gay Radmilo a bordo di una Mini rosa confetto. In giro per l’ex Jugoslavia, per raccattare i rinforzi necessari a proteggere i manifestanti, ovvero i suoi ex nemici di guerra diventati virili sodali: un croato, un kosovaro, un bosniaco, tutti insieme appassionatamente per scortare la parata. Pare una barzelletta e il tratteggio dei protagonisti, con omosessuali wedding planner invariabilmente dal pianto facile, è effettivamente quello di una farsa di grana non troppo fine. Ma, come spesso accade nel cinema balcanico risorto dalle macerie di guerre crudeli, il sorriso della commedia facilona si spenge presto sotto i colpi di una violenza cruda e cieca, ritratto sopra le righe, sì, ma spaventosamente realistico, di una società ancora disperatamente lacerata.
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