Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Come già successo quando incastonò Shindler's List tra i dinosauri e l'isola che non c'è, Spielberg piazza questo splendido Lincoln a ridosso di Tin Tin e WarHorse, in un'alternanza di generi e stili che non può non destare meraviglia e ammirazione. Grandi capacità, grandi mezzi, grandi scelte e uno staff d'eccellenza mondiale. Film attualissimo a discapito della collocazione degli eventi e della storia, politico, collettivo. Solenne nelle tematiche trattate e nel passo, minuzioso nella ricostruzione di luoghi e personaggi, un affresco di indubbia magnificenza. Il pluripremiato regista di Cincinnati non dimentica la dimensione privata, alternando le tensioni e le spinte civili e sociali ai sentimenti e ai drammi racchiusi tra le mura doimestiche, piazzando almeno in un paio di occasioni la MDP a scrutare, sempre in modo discreto e rispettoso, l'intimo dei protagonisti. Belle e simbolicamente superbe le scene in cui il presidente abbraccia il figlioletto (il Futuro della Nazione) dietro la tenda alla finestra e quella in cui Thaddeus Stevens porta in dono alla compagna di una vita, finalmente e giustamente innalzata a status di donna libera, il documento d'abolizione della schiavitù, sottraendolo, appena firmato, al Congresso. C'è tutto in Lincoln: la spettacolarità e il mestiere di un cinema e di un autore che mai come altri ha saputo coniugare contenuti e confezione, che mai come altri ha tenuto unito il fanciullino e l'Uomo, che mai come altri è riuscito nell'intento di comunicare col mezzo filmico a vaste platee riuscendo ad essere contemporaneamente leggero e eticamente istruttivo. Interpreti magistrali. Davvero un gran film.
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