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Holy Motors

Regia di Leos Carax vedi scheda film

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La recensione su Holy Motors

di maghella
10 stelle

Film come questo danno ancora un senso alla parola “Cinema”, al mondo del cinema.

Leos Carax in persona ci introduce nel suo film, da una stanza d'albergo, attraversando una porta segreta, ci affacciamo assieme a lui su una vecchia sala cinematografica.

Una sala cinematografica che ci mostra il pubblico che guarda rapito immagini che noi non vediamo.

 

Monsieur Oscar (Denis Lavant) è il protagonista assoluto della storia (delle storie) di questo film, uno strano attore che all'interno di una limousine bianca che utilizza come camerino mobile, raggiunge tutti i luoghi per le sue interpretazioni. La storia si svolge nell'arco di una giornata, che lo spettatore vede trascorrere dai finestrini della limousine.

Oscar muta in continuazione il suo personaggio, si maschera di volta in volta, cambia sesso, età, condizione sociale, lingua... e tutte le volte noi (lo spettatore del film è nel film) ci crede. Ci crede che quel singolo episodio sia quello “vero”, quello della storia “vera”... poi Oscar rimonta sulla limousine e la storia cambia. Forse solo quando Oscar è sulla autovettura è la storia vera? Il rapporto che esiste tra Oscar e l'autista Celine (Edith Scob) è quello “vero”?

 

“Entr'acte”: Denis Lavant (o Monsieur Oscar) entra in scena stravolgendo di nuovo tutto... Lavant con la sua fisarmonica in una chiesa seguito da altri suonatori ambulanti, uomini donne e bambini, un corteo pazzesco che dirompe nel silenzio sacro della chiesa: “4, 12... merda!” urla Lavant, è ora la storia “vera”? Comincio a crederci.

 

A credere che Carax abbia avuto l'estro e la genialità di concepire un film come questo.

La crisi artistica e del mondo “artistico” raccontate in un road-movie francese, urbano, alieno.

Oscar recita ancora per il gusto della gestualità, ma ha perso il contatto con le telecamere, diventate troppo piccole e altamente tecnologiche, non sente più la sacralità di un palcoscenico.

Il vero attore è quello che si trucca nel suo camerino mobile, quello senza volto, quello che impara la parte di volta in volta, non affezionandosi mai a nessun personaggio, riuscendo ogni volta a scrollarselo di dosso? Oscar, via via che le ore e i ruoli passano, inizia a sentirsi male, tosse, influenza, poco appetito. Sente il bisogno di un contatto vero, che non sia recitato, senza parrucche, abbraccia e bacia sulla guancia Celine prima di andare al suo ultimo “ruolo”, prende un sospiro, entra nella “sua” casa (è quella “vera”?).

Celine porta la limousine lì dove tutti a fine giornata portano le limousine, parcheggia accanto alle altre macchine tutte uguali, avverte per telefono qualcuno che “sta tornando a casa” (è quella “vera”?), indossa una maschera e se ne và.

Le limousine stanche della giornata, si confidano tra di loro la paura di stare diventando troppo vecchie e obsolete per gli uomini.

 

Carax racconta la sua crisi personale (forse) con un mondo cinematografico e moderno che non gli appartiene fino in fondo. Nel film sono presenti fotografi in estasi per modelle manichini senza vitalità, banchieri che vengono uccisi per strada, ragazzine in difficoltà con una società troppo “sveglia” e veloce che balla al tempo delle canzonette di Kylie Minogue (“la tua punizione è vivere con te stessa” dirà Oscar alla “figlia” quando scopre che alla festa modaiola si è rinchiusa nel bagno perché troppo impacciata). Carax si chiede (ci chiede?) cosa vuole vedere quel pubblico anonimo che siede nella sala cinematografica all'inizio del film? cosa pretende?

I simboli di ricchezza vengono annientati tutti in questo film: soldi, bellezza, famiglia addirittura la morte e l’amore... tutto è ingannevole, tutto può essere finto, doppiato, falsato da un ottimo trucco, anche le limousine si sentono insicure nel loro garage, forse in un domani nemmeno troppo lontano non saranno più utilizzate nemmeno come camerini di lusso.

 

Chi è il vero attore? Quello che si trucca davanti allo specchio con le luci attaccandosi al viso baffi e capelli posticci? Quello con i sensori ultramoderni che riproduce effetti speciali fantascientifici?

Dove inizia Carax e dove finisce Lavant in questo film pare impossibile capirlo, un legame tanto intenso il loro, che questo film ha reso immortale come solo “8 e 1/2” per Fellini e Mastroianni era riuscito ad esserlo per un regista e un attore.

Le parole, a me che le so usare poco, non rendono quello che le immagini di questo film trasmettono. Da vedere più volte.

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