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Rosewood Lane

Regia di Victor Salva vedi scheda film

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La recensione su Rosewood Lane

di Decks
3 stelle

Sia prima, che dopo aver visto il film ho dovuto controllare che il regista fosse proprio lo stesso Victor Salva di "Jeepers Creepers".

Perchè? I suoi horror low budget, sono degni di merito; certo non erano capolavori, e nemmeno stavolta avevo alte pretese, ma non mi sarei aspettato un così insoddisfacente risultato.

A quanto sembra, Salva è caduto preda della monotonia e della ripetività che ammorba i moderni horror statunitensi;

il budget striminzito non gli ha facilitato la cosa, ma non ci sono scusanti per aver realizzato un noioso filmetto che: prima di tutto non spaventa, e in secondo luogo non coinvolge neppure un istante in queste sciocche vicende.

 

Qualcuno si sarà accorto che Salva deve apprezzare molto le opere di Stephen King: infatti, chi avesse letto qualche romanzo o racconto dello scrittore del Maine, si ritroverà catapultato sia per le ambientazioni e per i personaggi in quell'universo kingiano fatto di specifici ingredienti: un antagonista psicotico, un paesino di campagna dalle tinte gotiche, una protagonista sola che ha di recente subito una perdita e così via. Ciononostante, non è nell'ispirazione ove risiedono i problemi, anzi, questi specifici elementi danno alla pellicola un retrogusto anni 80, che a molti (me compreso) può piacere.

Basarsi direttamente o indirettamente sulla narrazione o lo stile di King non è affatto un male; dai numerosi adattamenti è spesso nato qualcosa di buono e anche di più.

Inoltre, la critica di Salva è molto arguta: il quartiere in cui si ritrova la giovane psicologa Sonny è un microcosmo che esternamente ha giardinetti curati e case aggraziate; mentre al suo interno, è ben più marcio di quanto non possa sembrare.

Abbiamo la più semplice e classica delle critiche alla società statunitense, ma l'iniziativa di Salva è lodevole proprio perchè ci vuole mostrare come un'intera comunità possa restare vittima di un ragazzino violento. Arrivando al punto di credere a sciocche voci e leggende pur di allontanare una realtà più agghiacciante: quella di un minorenne dedito a far del male così tanto per fare. Mettendosi i paraocchi, peggiorano solo una situazione di gran lunga più semplice se affrontata di petto, risolvibile con facilità se si smettesse di credere alla presunta innocenza giovanile.

 

scena

Rosewood Lane (2011): scena

 

Eppure, la buona idea di Salva naufraga quando perde di credibilità: in un film è importantissimo immedesimarsi, senza alcun preconcetto, è vero, ma è davvero difficile rimanere intimoriti da un adolescente (con quella faccia poi) che consegna i giornali e fa il bullo con dei vecchietti.

Come se non bastasse, tutte le sequenze che dovrebbero creare una certa tensione, o sono apatiche o sono estremamente banali: tanto per citarne una, il classico spostamento di un oggetto (in questo caso una statuina di porcellana) che crea inquietudine nel protagonista per la presenza di uno sconosciuto in casa propria.

 

Salva non girerebbe nemmeno così male: si nota il suo amore per gli horror anni 80, ed è da essi che basa il proprio stile di ripresa; vi è persino un certo impegno nel mettere insieme ambientazioni scure e angosciose.

Mi duole, purtroppo, asserire che simili accortezze non servono a nulla se il regista californiano non sa mantenere il climax, si accontenta di dare un lungo spiegone che toglie tutte le (poche) curiosità del film e in più il suo intreccio narrativo è mal orchestrato da tanti lati negativi quali: espedienti per dilungare il più possibile una trama povera d'idee che risultano insopportabili, perdita di coerenza e azioni senza senso.

 

Quanto è faticoso, dunque, seguire le vicende di Sonny, che già in questo modo, senza aggiungervi le pessime sceneggiature e la scadente recitazione, diventa un film deprecabile.

Sui dialoghi c'è poco da dire: fastidiosi, ricolmi di cliché, talvolta imbarazzanti visto il loro essere irreali e insussistenti. Per gli orecchi è uno strazio e resistere al tedio e al sonno diventa un'impresa.

Gli attori, poi, sono scadenti, ma va comunque ricordato che con personaggi scritti così male si poteva fare poco: Rose McGowan fa del suo meglio per convincere il pubblico, ma con frasi così spiazzanti per la loro illogicità e già sentite in decine di film, il suo tono di voce scandalizzato è pressochè inutile; Daniel Ross Owens non ci prova neppure. Proprio lui, che doveva convincere il pubblico nell'essere un nuovo Alex De Large (con tanto di citazione) è più somigliante a Dennis la minaccia trasferitosi in un paese di gonzi.

 

Rose McGowan

Rosewood Lane (2011): Rose McGowan

 

Un lungometraggio senz'anima, che non emoziona ma annoia, risultando astruso.

A primo impatto può sembrare interessante, ma trascorsi i primi venti minuti ci si ritrova sommersi da dubbi, senza tensione o sequenze più distintive che possano risvegliare l'attenzione dello spettatore, che trascorre quasi ridendo delle malefatte di un giornalaio, presagendo con largo anticipo gli ormai conosciuti tuffi al cuore, grazie ad un volume altissimo delle musiche.

In mezzo a tanta confusione, si salvano giusto la regia di Salva, l'impegno della McGowan e un finale (malgrado nel cinema sia stato già usato svariate volte) che può sorprendere, per il resto è del tutto trascurabile e dimenticabile.

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