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L'altra faccia del diavolo

Regia di William Brent Bell vedi scheda film

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La recensione su L'altra faccia del diavolo

di amandagriss
8 stelle

Significativo e più che calzante (una volta tanto) il titolo italiano (l'originale è The devil inside) di questo

film-finto documentario dell'americano William Brent Bell. L'altra faccia del diavolo punta direttamente a L'Esorcista, mirando a debellarne la 'veridicità iconografica' – ogni volta che si parla di esorcismi e demoni che dimorano in corpi umani saltano agli occhi le forti immagini del film di William Friedkin, le sue trasfigurazioni ed esasperazioni – o, perlomeno, ambendo ad accostarsi ad esso nell'immaginario 'sulfureo' delle vecchie e nuove generazioni di spettatori. Imponendosi, forte del taglio documentaristico, come la verità che si cela dietro la finzione. Illustrando come reale quel che accade quando ci si trova di fronte ad un caso di possessione del maligno, documentandol'altra faccia della medaglia,appunto, quella che non si conosce perché, essendo poco accattivante e suggestiva, non risponde a determinati canoni di spettacolarizzazione (che il cinema impone), perché segue un percorso cronacale quotidiano, ordinario, scarno, sicuramente scioccante ma costantemente a misura d'uomo, che non fa delle sacre scritture, dei rituali liturgici, la sua arma di battaglia ma si serve dell'apporto medico-scientifico (farmaci, potenti sedativi, ECG, rivelatore ottico) pur contrastandone le teorie (la dibattuta questione tra patologie mentali e vera e propria possessione; veniamo a conoscenza dell'esistenza di un prontuario per individuarne i sintomi), che inciampa assai di frequente nella fitta ed intricata matassa burocratica intessuta dal Vaticano. Un percorso condotto coraggiosamente in clandestinità da un paio di sacerdoti che non concordano con la rigidità e la chiusura della Chiesa riguardo il riconoscere possessioni e autorizzarne gli esorcismi. Udiamo da questi giovani preti, che si mostrano in tutta la loro umanità (fumano come ciminiere e si esprimono in un linguaggio colorito, litigano furiosamente, si rivelano ostinati, forti o deboli o vigliacchi), espressioni che più comunemente associamo ad altri contesti, come 'sistema che non funziona', 'ipocrisia', 'tirare acqua al proprio mulino'. Sono dei contestatori, dei militanti, dei missionari urbani, degli 'uomini di Dio contro' che hanno deciso di privarsi della sicurezza, dell’intoccabilità conferitagli dalla toga e dal loro pétit jardin architettonico e scendere in mezzo alla gente, entrare fisicamente nelle loro case, nei bui angusti squallidi scantinati, vedere il male dimorare nei loro occhi, avvicinarsi, 'toccare con mano' ed aiutare veramente, e non limitarsi a dispensare inutili, sterili benedizioni. Film particolare, molto interessante nella prima parte, quando illustra il caso principale, quello di Maria Rossi, donna rinchiusa da vent'anni in un manicomio criminale a Roma per aver ucciso due sacerdoti ed una suora mentre veniva esorcizzata e, in parallelo, ci informa delle difficoltà reali e contingenti riguardo la pratica degli esorcismi, mostrandocene uno (e le sue dinamiche) in tutta la sua reale crudezza (siamo lontani anni luce dalle scene ad effetto e dal trucco posticcio/deformante de L'Esorcista, cheoggimuovonopiùdiunsorriso). Il tutto reso attraverso un realismo artificiale sorprendente ed angosciante, mille volte più impressionante di una carneficina. Non mancano, tuttavia, affondi nel gore, efficaci  ma sempre rispondenti all'idea basilare di verosimiglianza. Nelle battute finali il film pare ricordarsi di essere comunque una finzione, l'ennesima declinazione di un film dell'orrore distribuito sui grandi schermi ed etichettato V.M.14 anni, per cui si trova costretto a cedere ai tópoi narrativi e stilistici del genere, quelli che convenzionalmente dovrebbero far sobbalzare sulla poltrona -tutti prevedibilissimi- (manifestazione del demone e sua trasmigrazione -come il maligno Azazel nel fascinoso Il tocco del male-, annegamenti forzati, camera a mano in preda al panico e finale precipitante, rapido e tronco, silenti titoli di coda di funebre lentezza). Nell'ampia panoramica del mockumentary horror, L'altra faccia del diavolo come il precedente L'ultimo esorcismo sono tra le pellicole più riuscite per aver saputo intelligentemente manipolare la realtà fornendo una sbalorditiva simulazione di essa, per la grande capacità perturbante, per la loro ambiguità pervasiva. Entrambi i finali aperti/irrisolti liberano non poca inquietudine e fanno riflettere sulla natura subdola, mimetica ed insinuante del Male, mostratoci come entità reale, concreta, e non di finzione. Pellicola di buona fattura e dal contenuto per nulla rassicurante, L'altra faccia del diavolo mina alla già nostra precaria condizione umana, come a dire: ''siamo costante bersaglio del Maligno in tutte le sue manifestazioni, soprattutto intempi incerti’ ed equivoci come quelli che viviamo, dove nessuno è veramente al sicuro; in qualsiasi momento possiamo disfarci come fragilissime sculture di argilla''. Per coloro che vogliono saperne di più sul caso rimasto irrisolto di Maria Rossi possono contattare il sito internet apposito (esempio efficace di come il film giochi sul sottile, labile confine tra finzione e realtà) apparso alla fine dei titoli di coda (che più nessuno guarda).

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