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Detachment. Il distacco

Regia di Tony Kaye vedi scheda film

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La recensione su Detachment. Il distacco

di alan smithee
7 stelle

"Non mi sono mai sentito cosi' profondamente distaccato da me stesso, e al contempo cosi' presente al mondo".

Con questa importante citazione da Albert Camus parte il nuovo interessante film di Tony Kaye, autore dell'efficacissimo e spiazzante American History X di oltre un decennio fa.

E parte di nuovo puntando la cinepresa sul disagio e sulla difficolta' di essere giovani in una societa' genericamente civilizzata piu' di ogni altra, ma che trova nei quartieri piu' poveri, proletari e culturalmente meno sviluppati, una vera e propria giungla primordiale dei sentimenti e degli affetti, un territorio dove l'unica soluzione per non essere aggrediti e' attaccare per primi.

Il distacco e' innanzi tutto l'arma utilizzata dal professore supplente Adrien Brody per riuscire a scuotere dall'arroganza e dall'indifferenza un'aula di ragazzi incredibilmente problematici, appartenenti ad una scuola in cui i professori ricevono costantemente insulti, minacce e sputi con la cadenza di un saluto o di un intercalare.

Il distacco si rivela presto un'arma efficace, e non solo a scuola, ma anche nei confronti di una baby prostituta che il professore, nel vuoto ermetico del suo tempo libero solitario, salva dalla strada ed ospita in casa propria: il suo e' un comportamento che cerca di negare, almeno in apparenza, ogni condiscendenza o affettivita' gratuita per fornire una assistenza reale e fattiva: una separazione quasi asettica e solo apparentemente fredda che il professore ha saputo far sua grazie alle drammatiche esperienze personali rivenienti da una sua difficile esperienza familiare, che il film fa venire a galla piano piano, durante l'agonia ospedaliera del nonno del protagonista.

E' un bravo regista Tony Kaye, che sa trovare in Adrien Brody e nel suo sguardo sempre smarrito e timoroso, nel suo incedere quasi goffo e dinoccolato, nel suo bel viso irregolare ma cosi' umano e piacevole, la forza di un interprete che scalda i motori della passione e dell'emozione, surclassando e mantenendo sempre un po' come alle corde il generoso illustre cast di professori giovani e vecchi che popola l'interessante pellicola (e fra questi il pur bravo James Caan, che fa piacere ritrovare ancora quasi ottantenne, e' davvero poco credibile come professore attempato che sfida i piu' plausibili limiti pensionistici, pur se tutto cio' e' perfettamente in sintonia e quasi profetico nei riguardi delle nuove prospettive di congedo adottate dai governi di mezzo mondo per far fronte alle nuove misure anti-crisi).

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