Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
Azzardo a dire che questa opera "giovanile" di Sokurov risulta ai miei occhi più ispirata e creativa di certi suoi blasonati capolavori degli ultimi anni, ossia il suo periodo d'oro ("Padre e Figlio", "Toro"). In questo "Secondo cerchio" alberga una visione di cinema come arte pittorica in movimento: arte dei chiaroscuri e della prospettiva, resa ancora più complessa e sfaccettata da lenti ma significativi movimenti di macchina. C'è l'influsso dell'espressionismo, ma ci sono anche tracce di pittura romantica quando non di Caravaggio o Mantegna. C'è l'astrattismo di oggetti inanimati, sospesi fra un simbolismo tutto materialista e la poesia di un'illuminazione divina. Come in Tarkovskij, impareggiabile "scultore del tempo" nonchè primo referente filmico per Sokurov, lo sforzo poetico è dato proprio da questa disperata ricerca di un elemento metafisico nella mesta concretezza di foschi cubicoli annebbiati dal pulviscolo, di spoglie arrugginite, di lavandini e vasche da bagno inagibili, di cadaveri spiati dall'anticamera. Profonda riflessione sull'incomprensibilità della Morte, tocca il suo apice nella sequenza in cui il volto del padre, inquadrato e illuminato in primissimo piano, pare quasi prendere vita: ecco la metafisica, ecco lo sguardo soggettivo, ecco il cinema intimista e spiritualista rivendicato dai grandi cineasti russi, dal Disgelo ai nostri giorni.
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