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Non si deve profanare il sonno dei morti

Regia di Jorge Grau vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Non si deve profanare il sonno dei morti

di Donapinto
4 stelle

Sulla scia del clamoroso successo de LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI, lo spagnolo Jorge Grau dirige questa co-produzione fra Spagna e Italia in trasferta britannica. NON SI DEVE PROFANARE IL SONNO DEI MORTI e' un titolo che all'epoca godette di alcuni riconoscimenti al festival di Stiges, senza però, almeno questo mi risulta, incontrare il favore del pubblico. Ora invece, dal mio punto di vista abbastanza inspiegalmente, viene salutato da molti estimatori del genere horror, come un vero e proprio cult. Come nella celeberrima (e di ben altro spessore) pellicola di Romero del 1968, il film di Grau prova a inserire nella storia tematiche socio-politiche ed ecologiste. Purtroppo queste ultime, nonostante il film sia tutto sommato diretto e interpretato in maniera piuttosto diligente, rimangono totalmente in superficie, con l'impressione che siano un mero pretesto per cercare di dare un'impronta più impegnata alla pellicola e seguire un canovaccio all'epoca molto in voga. Non basta certo inquadrare ciminiere che inquinano, passerotti morti, metropoli affollate e una ragazza completamente nuda che grida "libertà, libertà" per dare risposte concrete al problema. Inoltre la sceneggiatura soffre di trovate piuttosto strambe. Gli zombi in questione (talvolta piuttosto ridicoli) si possono neutralizzare solo dandogli fuoco, come nel finale dove basta toccarli con un pezzo di stoffa bruciato per incendiarsi completamente con disarmante facilità. La loro immagine poi, inspiegabilmente non viene catturata dall'occhio delle macchine fotografiche, col risultato che i sospetti per gli omicidi cadano tutti sul protagonista, un Hippye che se ne va in giro con statuette raffiguranti satana, scambiato dunque dalla più stupida e inetta polizia mai vista al cinema, in un adoratore del demonio. Scontatissimo il personaggio dell'ispettore di polizia reazionario interpretato da Arthur Kennedy, come ancor più scontato e ridicolamente demagogico e' il finale, con l'ispettore che nella sua camera d'albergo, si ritrova davanti il protagonista precedentemente da lui ucciso e trasformato in zombi (mi chiedo come abbia fatto ad entrare senza chiavi) e pronto a vendicarsi. Mediocre come horror, men che meno nella sua analisi sociale dell'epoca. Forse ai tempi poteva anche graffiare, ma visto oggi risulta alquanto datato.

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