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I fiori della guerra

Regia di Zhang Yimou vedi scheda film

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La recensione su I fiori della guerra

di supadany
8 stelle

Potremmo quasi scriverci un libro sulla relazione tra Zhang Yimou e il melodramma, ma in questo caso, rispetto ai Wuxiapian che hanno reso popolare il suo nome finanche ai nostri lidi, si cambia completamente scenario, andando su una storia di dolore, sacrificio e mutazione personale sviluppata tramite un processo creativo che sa esattamente come si costruisce un film a tinte fortemente drammatiche (e con un po’ di speranza).

Cina, 1937, Nanchino ormai è in mano ai giapponesi quando John (Christian Bale), un becchino, s’imbatte in un gruppo di ragazzine nascoste all’interno di una chiesa.

Ben presto anche un gruppo di prostitute in fuga vi trovano riparo, i giapponesi sono ovunque, intenzionati a festeggiare la loro vittoria, e fuggire dalla città pare impossibile se non attraverso dolorosi sacrifici.

 

 

Opera drammatica di ambientazione bellica che si rafforza ulteriormente grazie alla dicotomia tra le giovanissime ragazze e la prostitute, ai sacrifici di chi antepone il prossimo a se stesso (come il soldato che s’immola in una missione suicida prima e l’aiutante del pastore poi) e lo sviluppo del personaggio di John che, quasi per caso, si ritrova ubriaco e vestito da prete, trasformandosi da egoista uomo di mondo a salvatore rassicurante e coraggioso.   

Un bel personaggio per un attore di rango qual è Christian Bale chiamato a mostrare due volti, così come lo fa la guerra, spietata e mietitrice di vite umane, ma anche occasione per rendere solidali categorie di persone agli antipodi.

Funzionale al testo l’impianto scenico, curato pur senza andare incontro a gigantismi particolari (buona parte dell’azione avviene tra le quattro mura della chiesa) con poche scene in campo aperto e maggiore spazio per le relazioni tra i personaggi e dei medesimi con se stessi, con valori in grado di emergere con vigore sia sul versante dei protagonisti che su quello dei giapponesi.

Ed è in tutto questo che si vede la mano sicura del regista, capace di cementare i momenti cardini, come tutto il lungo finale forte di una rara intensità drammatica (ottimo modo per lasciare allo spettatore un buon ricordo senza comunque mostrare tutto), con solo qualche caduta di ritmo nella parte centrale e comunque con sempre qualcosa di coninvolgente da raccontare per arricchire il percorso.

Un’opera di buona, se non addirittura buonissima, levatura, incredibilmente non uscita in sala da noi (e recuperato in dvd/bluray con grande ritardo dalla Movies Inspired) nonostante le presenze di una star in trasferta asiatica e di uno sfondo bellico che oltre a promettere una base solida in questo caso ha portato anche frutti capaci di trasmettere un sincero trasporto.

Emozionante.

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