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Weekend

Regia di Andrew Haigh vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Weekend

di obyone
8 stelle

 

Chris New, Tom Cullen

Weekend (2011): Chris New, Tom Cullen

 

Prendendo per buona l'aspettativa di vita dei cittadini britannici, che si stima prossima agli ottant'anni, ci sarrebbe da chiedersi cosa può mai contare un fine settimana nella vita di due giovani inglesi: un intorno dello zero della singola esistenza, numericamente parlando. Un evento tragico e inatteso sarebbe certamente destinato a modificare radicalmente il fluire dei giorni. Un'eventualità così estrema, per contro, non richiederebbe quarantott'ore per produrre effetti e 5 minuti sarebbero sufficienti per destabilizzare un'esistenza intera. Ma se il weekend fosse, invece, la somma di gesti ordinari come recarsi al lavoro, incontrare gli amici o tirare tardi in un bar, si potrebbe tranquillamente pensare che poco più di due giorni non basterebbero ad invertire la tendenza. A contrario se scomponessimo la vita di un individuo in periodi più lunghi sarebbe più semplice individuare i tempi che ne hanno profondamente segnato il pensiero e il modo di agire: un viaggio, una relazione, un lavoro sarebbero gli esempi più indicati per dimostrare l'importanza dell'elemento temporale. Senza addentrarsi in pensieri filosofici complessi direi che se tutti fossimo convinti dell'immutabilità della nostra condizione non avremmo alcun desiderio di alzarci il mattino e ripetere gesti abituali, destinati a non lasciare impronte visibili di noi stessi. Ma la natura umana è più istintiva che razionale, piú speranzosa che disillusa e preserva la fiducia che l'abitudine si trasformi in un improvviso mutamento dello Status Quo.

 

Tom Cullen, Chris New

Weekend (2011): Tom Cullen, Chris New

 

Con il suo secondo lavoro Andrew Haigh si è prodigato nel dimostrare questa tesi: un cambiamento significativo può scaturire da una breve parentesi senza richiedere avvenimenti iperbolici che comportino una rottura plateale col passato. E, allo stesso modo, la conoscenza di un diverso pensiero può modificare un atteggiamento pietrificato.

Nello srotolare l'intensa relazione tra Russell e Glen, Andrew Haigh ci racconta una storia comune che occupa lo spazio breve di un battito di ciglia ma è destinata ad influenzare il modo di vedere la vita e i sentimenti. Se "Weekend" fosse un esperimento sociale direi che Andrew Haigh abbia gettato un seme di mutamento nell'esistenza di due uomini. Il primo, Russell, è un bagnino senza ambizioni, se non quella di vivere in disparte, coccolato dalla dolce protezione uterina della propria abitazione al quattordicesimo piano e dal calore della famiglia dell'amico Jamie, cresciuto con lui tra affidi e case famiglia. Glen, invece, è un ragazzo dal temperamento focoso ed impulsivo che non ha ancora trovato una propria direzione ma prende la vita per le corna senza paura di scontrarsi con un mondo etorosessuale che non fa sconti a chi non si conforma. Russell e Glen si incontrano in un locale ed il giorno dopo si risvegliano nello stesso letto. Con il pretesto di un'installazione artistica, che Glen sta sviluppando, Russell si improvvisa a parlare di sesso, di sentimenti, di priorità, davanti ad un registratore acceso. È l'inizio di un incontro/scontro tra due modi antitetici di guardare all'amore e alle relazioni che costringe i due giovani adulti a soppesare le proprie sicurezze.

Sono convinto che Andrew Haigh abbia guardato al passato ed abbia raccontato un pezzo di sé in questo film. Immagino abbia vissuto una giovinezza comune senza particolari patemi se non quello di metabolizzare una società incapace di giustificare il suo orientamento sessuale. Penso alla difficoltà di aprirsi ai compagni di scuola e alla paura di essere emarginato dagli amici. Immagino qualche epiteto brutale e la sensazione di sentirsi un alieno, ergo la giustificata necessità di costruirsi una protezione che impedisse al mondo di nuocergli. Una situazione simile la può vivere chiunque a prescindere dalla sessualità dichiarata: un atto di bullismo, una storia finita male, un fallimento umano o professionale tolgono l'ossigeno ad un polmone che si accartoccia su se stesso. Per questo motivo credo che il lavoro del regista dello Yorkshire sia di ampio respiro e vada sdoganato dall'apparente racconto di una storia d'amore omosessuale. C'è di più nel racconto, ossia il tentativo, a mio avviso ben riuscito, di rappresentare uno status psicologico in cui identificarsi. Il suo "Weekend" è l'interiorizzazione di una situazione già scontata in passato ma che non può più nuocere al presente. Nell'esorcismo concettuale del regista Russell e Glen vivono una significativa esperienza di crescita affettiva e sociale e lasciano parte del proprio vissuto alle spalle. La storia tra i due ha un capo e una coda ma apre le porte ad una maturazione imprevedibile poche ore prima. Il destino offre loro quell'apertura verso l'esterno e verso la vita che non riuscivano a trovare e che li renderà più fiduciosi, fieri e decisi.

Per rendere efficace l'analisi "Weekend", lavora sull'introspezione, sulla rappresentazione di una quotidianità banalmente rassicurante, sull'espressione incerta dei sentimenti, sulla difficoltà di crescita e comunicazione. "Weekend" lascia spazio al dialogo, evita di dare spettacolo ed elude la faziosità di chi crede in una causa. Il sesso è tutt'altro che patinato, le rivendicazioni omosessuali sono oneste e non ostentate, l'approccio verso l'ignoto incerto. "Weekend" rappresenta il buono dell'amicizia ed il marcio della chiusura. Il sismografo registra l'unica scossa in una chiacchierata che sconfina nel litigio. Ma a far tremare la terra è un effusione in stazione che agli occhi apparirebbe scontata se a baciarsi fossero un uomo e una donna. È l'unico episodio in cui il regista si mette in discussione fino a diventare egli stesso coinvolto in prima persona nel rivendicare il diritto comune alla felicità.

Andrew Haigh ha dimostrato di condurre i giochi con delicatezza e con un cinema intimista e poco spettacolare che le opere successive hanno ripreso. Sarà sufficiente a sfondare in una cinematografia sempre più orientata ad una vuota spettacolarità? Temo di no. Il cinema di Andrew Haigh è, esso stesso, minoranza che meriterebbe di veder avvalorate  rivendicazioni artistiche al pari di quelle etiche proposte con estremo pudore nella sua sintassi.

 

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Tom Cullen, Chris New

Weekend (2011): Tom Cullen, Chris New

 

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