Espandi menu
cerca
Un anno da leoni

Regia di David Frankel vedi scheda film

Recensioni

L'autore

mc 5

mc 5

Iscritto dal 9 settembre 2006 Vai al suo profilo
  • Seguaci 119
  • Post 1
  • Recensioni 1059
  • Playlist 57
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Un anno da leoni

di mc 5
10 stelle

In questa prima metà di anno il cui bilancio è ampiamente negativo per via di un solo evento ma devastante quale il fottutissimo terremoto, ho bisogno di imbattermi in film come questo. Uno di quei film che ti fanno uscire dalla sala con quel senso di serenità e di pace che ti fa stare bene, che ti predispone (come dire) a buone aspettative. Chi non ha visto "Un anno da leoni" non pensi adesso ad una pellicola scioccamente buonista, anzi, essa mette il dito nella piaga esplorando un mondo di affetti e di pensieri, il mondo di ciascuna di tre persone accomunate da un'unica grande passione della quale riferirò più avanti. Ma prima concedetemi uno sfogo che mi esce dal cuore: colui che ha deciso il titolo italiano del film andrebbe massacrato (si fa per dire). E' perfino ovvio specificare che il riferimento è alla mini-serie di Todd Phillips "Una notte da leoni". Oltretutto trovo l'accostamento anche insultante: tanto quella pellicola era volgarmente e trivialmente ruffiana, quanto questa è delicata, agrodolce, malinconica. Proprio due pianeti. Va da sè che Phillips ci ha fatto su una montagna di soldi, mentre questo film è stato al botteghino americano un flop clamoroso. E non è che si tratti di un lavoro intellettuale o ricercato, è solo intelligente e acuto, insomma potremmo dire che è "per molti ma non per tutti". Detto del flop in patria, pare che qui da noi stia tenendo discretamente al nosto box office, anche se la critica italiana non lo ha trattato certo con i guanti. Leggendo certi giudizi schifiltosi mi sono un pò indignato, perchè una pellicola come questa, che si propone senza trucchi e senza inganni, non meritava certe cattiverie che ho letto in giro. E meno male che a Hollywood ci sono ancora produzioni che finanziano film come questo, cioè lavori che si propongono come commedie ma che in realtà sono molto di più, perchè ci raccontano dei valori che legano gli esseri umani, ci parlano di uomini e donne fragili che entrano in crisi e lottano per uscirne, insomma il ciclo eterno della Commedia Umana. Tutto questo in nettissima contrapposizione con le tendenze da botteghino, con il puntare sui filoni comici che "tirano" e garantiscono gli incassi...in fondo che ci vuole, basta assemblare un cast con le stelle del momento e realizzare una di quelle commediacce sciape e piene di gag terrificanti (adesso, per esempio, tira molto il filone "bebè in arrivo"...con le gag sui pannolini e la pipì...aaarrgghh!). La vicenda punta l'obbiettivo su tre uomini (e rispettive famiglie) che più diversi di così non potrebbero essere. Brad è un 36enne che nella vita ha combinato solo disastri (piantato dalla moglie, vessato al lavoro, compatito dal padre). Stu è un ricco capitano d'industria che dalla vita ha avuto tutto ma percepisce chiaramente che gli manca qualcosa, ed è in fibrillante attesa dell'approssimarsi della pensione che potrebbe coincidere con grandi cambiamenti. Kenny è un imprenditore edile ma soprattutto egli è campione nazionale di "birdwatching", e vive nell'ossessione di mantenere la sua posizione di numero uno, ad ogni costo, trasformando dunque un hobby in una totalizzante ragione di vita, al punto di ignorare e respingere gli assalti (anche ormonali) di una moglie che non ne tollera ormai più la costante assenza. Questi tre uomini, divisi da tutto, sono però uniti da un'idea fissa: vincere il "Big Year", il campionato nordamericano di avvistamento di specie rare di uccelli. In nome di questa passione (e "passione" è ancora poco) essi compiono sacrifici indicibili e affrontano prove durissime. E proprio qui sta il punto. Il prezzo da pagare per questa ossessione competitiva. Non è il caso adesso di scendere nei dettagli, ma posso dire che ci sarà alla fine chi conquisterà il giusto equilibrio tra passione "sportiva" e sentimenti della sfera sentimentale privata, ma ci sarà anche chi invece verrà condannato alla solitudine degli affetti. Io credo che questo film ci offra almeno un paio di spunti riflessivi. Innanzitutto ognuno di noi ha diritto ad essere felice rincorrendo un suo sogno, ma non può farlo calpestando l'affetto di chi gli sta vicino. Insomma, l'ideale sarebbe che chi ci vive accanto cercasse, se non di supportare, almeno di comprendere ed accettare certe nostre aspirazioni...e qualora questo non avvenisse dovremmo essere noi ad usare il buon senso prima che sia troppo tardi e gli affetti famigliari ne escano a pezzi. Poi un altro aspetto interessante è la sensazione che il cittadino americano, che evidentemente non riescè più a farsi bastare il successo economico e professionale, nè il binomio lavoro-famiglia, cerchi un rifugio nella contemplazione della natura e nell'osservazione del mondo animale. Ed ecco dunque che, nei week end, vediamo uomini d'affari, impiegati ed imprenditori (come i tre personaggi principali del nostro film) che rinnovano lo stupore dell'infanzia nell'osservare le evoluzioni amorose nel cielo dell' "aquila calva" che dà spettacolo coi suoi rituali corteggiamenti acrobatici. E passiamo ad analizzare un cast pressochè perfetto. Jack Black, Steve Martin, Owen Wilson: tre attori le cui doti ci erano già note, ma che qui danno il meglio, mettendo sè stessi al servizio di tre ruoli scritti dallo sceneggiatore Howard Franklin secondo evidenti criteri di cura, affetto ed attenzione. Tre bellissimi personaggi, caratterizzati da ricchezza di umanità e di sfumature, che non dimenticherò facilmente. E tre attori semplicemente splendidi. Doverosa la segnalazione anche per le quattro meravigliose interpreti femminili: Rosamund Pike (sempre bellissima nei suoi lineamenti aristocratici), Rashida Jones (graziosissima figlia del mitico Quincy Jones), Jobeth Williams e Dianne West. E infine un omaggio a due attori che oserei definire "monumentali": Anjelica Huston (qui presente con un memorabile cameo) e un immenso Brian Dennehy (che dà vita ad un superlativo padre burbero ma di commovente umanità). Un cenno brevissimo (ma solo per ragioni di spazio) ad una sfiziosa colonna sonora che vede risaltare i Coldplay, i Trashmen di "Surfin' bird", e gli EELS che ascoltiamo nella deliziosa "I like birds". Ci sono in questo film alcune immagini che resteranno per sempre scolpite nella mia memoria cinefila, sono tante ma ne voglio citare almeno un paio. La rarissima civetta delle nevi, apollaiata immobile su un ramo, che osserva indifferente Brian Dennehy e Jack Black che a loro volta la osservano entusiasti ed ammirati, sotto una copiosa nevicata. E infine, ma qui scendiamo sul terreno soggettivo delle emozioni, una sequenza collettiva dove vediamo questo esercito di birdwatchers in marcia che percorrono a piedi campi e distese d'erba, accompagnati da soluzioni grafiche che evidenziano i nomi delle località attraversate, con in sottofondo le potenti note di "Viva la vida" dei Coldplay ad aggiungere al tutto un ancor più forte impatto emotivo. Un piccolo film che, per coloro che lo sapranno leggere con gli occhi del cuore, resterà indimenticabile.


Voto: 10

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati