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Tutti i nostri desideri

Regia di Philippe Lioret vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tutti i nostri desideri

di Theophilus
6 stelle

TOUTES NOS ENVIES

 

La storia di questo film drammatico e intenso è ben scritta e i personaggi non ne abbandonano mai il centro. Toutes nos envies scorre incisivo fra un piano esistenziale ed uno sociale che si avvinghiano per tendere ad un’unità che pare voler avere ragione di una disperata condizione umana anche solo con l’accettarla. Tutto, alla fine, va come ‘deve’ andare e il tragico destino della protagonista ha in serbo una contropartita che sembra renderlo tollerabile.

Tutti i nostri desideri dunque funziona, magari anche troppo. Può, infatti, sorgere la domanda se l’esito parzialmente consolatorio voluto da Philippe Lioret non sia che un irrinunciabile bisogno alla speranza di una vita che, se ti toglie di mezzo senza che tu possa farci niente, ti ricompensi redimendone il futuro, quel tempo che ci sarà dopo di te, dopo di noi. Alla fine, per quanto tutto fili perfettamente (o forse proprio a causa di questo) e la costruzione estetica del film si coniughi col dramma senza sbavature e nemmeno concessioni sentimentalistiche, tutto appare, però, prefabbricato, telefonato. La vita deve continuare, per cui le cose si devono aggiustare secondo uno schema fin troppo prevedibile dallo svolgimento. Che fare? Aderire all’etica manzoniana di una fede sia pur laica o rimanere scetticamente distaccati dagli esiti dei destini umani?

Il film, se a tratti ci ha fatto pensare a Million Dollar Baby (Clint Eastwood, 2004), per altri aspetti (e ne chiediamo preventivamente scusa) ci ha rimandato senza che lo volessimo ad un ingiusto parallelo con Love Story (Arthur Hiller, 1970).

Claire, giovane magistrata presso il tribunale di Lione, tenta di sottrarre Céline dall’accerchiamento delle banche e dei debiti. Quando impara di avere un tumore che non le darà scampo si getta ancora di più nell’impresa chiedendo l’aiuto di Stéphane, magistrato maturo e navigato. I due momenti sono sapientemente fusi da Lioret. Non è mai chiaro se prevalga la lotta di Claire contro il tempo per avere la certezza di ciò che le sta a cuore – che comprende anche la non espressa speranza di dare un’altra madre ai suoi figli e una nuova moglie al marito – oppure se abbia maggior peso per lei il  riuscire a tenere un po’ a bada lo spettro del pensiero della morte con l’impegno che si è presa.

Il film si dipana con questa dicotomia, senza sorprese, anzi sfidando il luogo comune quando Claire si avventura con Stéphane nelle fredde acque dei luoghi delle sue vacanze infantili, rischiando l’ipotermia, o, ancora di più, quando l’uomo la fa uscire di soppiatto dall’ospedale per farla assistere ad un incontro della squadra di rugby da lui allenata.

Convincenti le prove di Marie Gillain e Vincent Lindon. A nostro avviso, un gradino più in basso che nel precedente Welcome l’impianto della storia.

 

THEOPHILUS

24 maggio 2012

 

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