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Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno

di ROTOTOM
6 stelle

Il Terzo e ultimo (?) capitolo della saga del Cavaliere Oscuro diretta da Cristopher Nolan.  Insieme a The Amazing Spiderman era sicuramente il film più atteso della stagione estiva. Uno scontro al vertice tra i due eroi più amati  dal pubblico, tra due marchi storici dei comics, Marvel e DC Comics e di un modo di fare cinema diametralmente opposto. Tanto cercava l’empatia con il pubblico ammiccando alla cultura pop del fumetto lo Spiderman di Webb quanto il Batman di Nolan è glaciale, proiettato in una contemporaneità altra, riflesso iperbolico della nostra società, ridefinito a immagine e somiglianza della cervellotica scrittura dello sceneggiatore  Jonathan Nolan, fratello del regista.
Il Cavaliere Oscuro – il ritorno è un film mastodontico e complesso. Bulimico nel fagocitare una vasta  pluralità di temi, sotto trame,  voci e facce di personaggi che contribuiscono a creare il mondo entro il quale Batman si muove. L’universo è quello ipertecnologico, interfaccia di una schizofrenia globale che mastica allo stesso modo i buoni e i cattivi, ne mischia le intenzioni e scambia i poli positivi e negativi per causare il corto circuito totale. Nella città-stato di Gotham , configurata come una Manhattan scintillante al sole quanto gotica e tentacolare di notte, i suoi abitanti hanno tutti una doppia faccia/maschera, buoni e cattivi non sono schieramenti contrapposti, ma mischiati in un unico corpo che ha i contorni sfumati della menzogna.
 

 .
Il mondo di Nolan è spiralizzato verso il basso, in una discesa psicotica che trova la pace solo nella soluzione finale. Non a caso la struttura drammaturgica coincide in qualche modo con Inception (sceneggiatura di Cristopher Nolan candidata all’Oscar), ove al sogno e al suo sprofondare nell’essere, si sostituisce la ragione e al suo sprofondare nella terra. Metafora è il suolo, il buco, il pozzo, metafora della morte e della sua risalita. In tutto il film si assiste continuamente a questo rimbalzare dagli inferi al sole, dalla morte e ritorno, dal buio della perdizione alla luce della salvezza, anche se atomica.
Il primo Batman Begins aveva nel corpo dell’eroe il motore drammatico,   nel secondo episodio Il cavaliere oscuro è  l’incredibile Joker di Heat Ledger, la nemesi dell’eroe,  ad essere il perno su cui ruota il film.  In questo terzo episodio lo sguardo si allarga ancora abbracciando idealmente la società che ha prodotto l’eroe di cui ha bisogno per risorgere dall’oblio. In questo corrispettivo speculare del nostro mondo in crisi, Batman si vede sempre meno, aleggia il suo spirito mentre Bane organizza rivolte contro i potenti che minano le fondamenta della società, come minato è il sottosuolo di Gotham City. Insurrezioni contro la borsa che richiamano occupy Wall Street , rivolte proletarie e slogan da sindacati incazzati.
Il potere evocativo di un supereroe si misura in modo direttamente proporzionale al carisma dei suoi antagonisti. Il Joker era l’opposto speculare perfetto, lascivo e subdolo, perennemente tagliato dalle ombre, letale e liquido. L’uomo pipistrello agiva nel buio, affrontando il nemico nel suo elemento naturale elevando la propria presenza ad un livello metafisico. Bane per quanto sia ben riuscito, è un guerrigliero, uno stratega militare e spietato gestore di eserciti. Trascina Batman fuori dall’ombra, lo estrae dal mito e lo espone in un territorio non suo. Il Cavaliere Oscuro senza Mistero perde un po’  di carisma.
Il cavaliere oscuro -  il ritorno è un film che non lascia spazio all’immaginazione, questo è un difetto e neppure l’unico. L’eroe metem-psicotico cade e sprofonda in sé e risorge, si moltiplicano le maschere dei personaggi antagonisti di loro stessi che reclamano un’impronta decisa e ricavano solo un affastellarsi di trame intrecciate e complesse che annodano motivazioni vere e presunte senza una precisa chiarezza d’intenti. Dopo tante premesse e dolorose promesse della prima parte, il secondo tempo cede  agli stratagemmi narrativi per una chiusura  più rapida e esaustiva possibile generando voragini che inghiottono la coerenza narrativa e temporale.  L’uomo pipistrello non è più tale, coinvolto in rissa di strada con il gigantesco Bane (Tom Hardy), è esposto alla luce del sole fuori dal mistero delle ombre. Il gioco della seduzione tra maschere e mascherati si stempera nel melò di una ridda di rivelazioni parentali estratte dallo stesso cilindro delle telenovelas brasiliane, affiora retorica, populismo noglobal  e enfasi anti terroristica post 11 settembre 2001.  L’urgenza di chiudere tutti i fili narrativi da cui penzolano orfani i caratteri dei personaggi, utili come meccanismi per scendere sempre più i livelli del mistero della società corrotta,  provoca un finale che scivola liscio sulla lucida banalità della prassi hollywoodiana. Il bacio ad un minuto dalla fine, il countdown, il tramonto. I tamburi orchestrati da Hans Zimmer che picchiano duro nelle orecchie,  annunciano la (presunta) fine dell’eroe,  imperfetta ed esangue.
Il cinema di Nolan (non) è questo, cerebrale e distaccato. Un algoritmo che conduce ad un risultato perfetto.  La meccanica degli ingranaggi narrativi  trova nel montaggio alternato la catena della distribuzione degli eventi in grado di far avanzare la storia. Spettacolo monstrum e mostra di atrocità contenute nel rating del bollino verde che permette di ricavare quanto speso in un fine settimana di marmocchi al cine. Se funziona  la regia, se l’aspetto spettacolare non lascia delusi, quello che azzoppa il film è invece la sceneggiatura, farraginosa, reclamante credito ma senza restituire emozione. Il ritmo elevato degli incastri non nasconde le incongruenze e le banalità narrative che non permettono la perfetta fusione dell’azione alla reazione, la psicologia alla storia e i personaggi alle   maschere. Tira aria di stanchezza. Di pesantezza. L’epica di una storia per essere apprezzata deve finire.
  E’ finita, finalmente, o forse no. Ottima Cat Woman, una Anne Hathaway dalla fagocitante bocca rossa e tutta in tuta nera, seducente e riuscita riproposizione di ciò che turbò i sonni nel 1992 quando una Michelle Pfeiffer in latex leccava la faccia dell’uomo pipistrello. Un frullo d’ali sottintende la futura venuta di Robin, colla faccia di  Joseph Gordon-Levitt, Gordon è sempre Gary Oldman, Foxx un inevitabile Morgan Freeman. Fuori parte come sempre Marion  Cotillard terza fidanzata insignificante per Wayne dopo Katie Holmes e la sciatta Maggie Gyllenhaal. Qualcosa dopo ci sarà, visti gli incassi e visto che il fedele Alfred, un triste e loquace Michael Caine, a Firenze si beve un Fernet e incontra……. 

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