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Diaz

Regia di Daniele Vicari vedi scheda film

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La recensione su Diaz

di laulilla
8 stelle

Sono passati vent'anni da quel luglio terribile di Genova. Chi li aveva seguiti anche solo attraverso le cronache della TV non può dimenticare; i giovanissimi che non sanno dovrebbero essere informati, anche attraverso la visione di questo film, di che lacrime e di che sangue grondi la storia italiana di questo millennio.

 

Nel luglio 2001, quando Genova ospitò il G8, si videro in due giorni fatti che nessun democratico avrebbe voluto vedere: un manifestante venne ucciso in piazza Alimonda; alcune zone della città furono messe a ferro e fuoco da uomini mascherati, i cosiddetti Black Block, che nessuno si sognò di contrastare, fermare o anche solo di identificare, lasciando ovviamente spazio a sospetti e illazioni; un uomo politico si insediò nelle stanze della questura di Genova, dando disposizioni, a insaputa del ministro dell’Interno che era Scajola per mantenere… l’ordine pubblico con un’operazione volta a trovare le armi nei locali della scuola Diaz.

 

Qui erano stati ospitati per dormire molti giovani e pacifici manifestanti, che non erano riusciti a partire col treno, come avrebbero voluto, perché il convoglio non venne fatto partire. Insieme a loro si erano fermati per la stessa ragione un giornalista bolognese che aveva lasciato la redazione, per vedere di persona quello che stava accadendo; un vecchio sindacalista che, finita la manifestazione, aveva rimandato il viaggio di ritorno per portare fiori a Staglieno sulla tomba della figlia; un manager industriale che non aveva trovato posto negli alberghi, ai quali un ordine della Questura aveva vietato di accogliere nuovi avventori.

La scuola si rivelò una vera e propria trappola: gli ospiti divennero il capro espiatorio, le vittime incolpevoli dei giorni di tensione vissuti coi nervi a fior di pelle dalle forze dell’ordine, cui sarebbe bastato molto meno che un invito abbastanza esplicito a scovare i terroristi e le loro armi, che si erano rifugiati, così venne loro detto, in quel “manufatto”, cioè in quella scuola, rinominata in burocratese in questo modo.

Il film ci racconta le premesse e le orrende conseguenze dell’assalto violento alla scuola Diaz (e anche gli abusi avvenuti parallelamente nella caserma di Bolzaneto), con occhio obiettivo, visto che la ricostruzione dei fatti avviene attraverso i resoconti degli atti processuali riproponendone persino le immagini. Contro i giovani impauriti, che non reagirono e non tentarono neppure di difendersi, fu messa in atto una violenza inaudita; eppure erano giovani ai quali, al massimo, si potrebbe rimproverare l’eccesso di ingenuità fiduciosa e generosa con cui organizzarono la loro partecipazione; ma certo la loro età e la loro inesperienza mai potrebbero diventare una colpa.

Altri erano i compiti di quelli che avrebbero dovuto vigilare per garantire la serenità di chi voleva manifestare: questo avviene in qualsiasi paese democratico – dove manifestare è un diritto –  ciò che lascia supporre che qualcuno avesse sperato di liquidare il dissenso attraverso un’operazione “cilena”. Questo dubbio emerge più di una volta, in chi vede il film e pare confermato, purtroppo, dall’agghiacciante finale senza immagini, in cui scorrono davanti ai nostri occhi gli esiti processuali di tanta violenza e di tanto orrore: poche lecondanne; lievi le pene; nessuno dei poliziotti allontanato dal delicato compito; prossima prescrizione per tutti i reati e i rei finora non perseguiti.


Fra i meriti del film vorrei sottolineare anche quello di mettere in rilievo il linguaggio burocratico ed eufemistico con cui, durante i vertici in Questura gli alti dirigenti impartivano ordini che, perciò, risultavano capolavori di ipocrisia, simile a quella del capo del governo, che – concluso il summit del G8 – in conferenza stampa avallò la versione ufficiale sciorinando i successi delle forze diell’ordine contro i terroristi, prontamente disarmati e arrestati!
Un film italiano coraggioso, in cui finalmente si racconta il nostro paese e un pezzo della sua storia più recente in modo pulito, duro e asciutto.

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