Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Ritorno al cinema di Buñuel, in Messico, con un dramma di fattura modestissima, ulteriormente appesantito dalle continue esibizioni canore dei due interpreti principali. Resta probabilmente il peggior film all'interno dell'eccelsa filmografia buñueliana. VOTO: 3½
A quasi venti anni di distanza dalle sue opere giovanili “Un chien andalou” e “L'age d'or”, e dal durissimo documentario “Las Hurdes” realizzato nella Spagna pre-franchista, torna Luis Buñuel a fare cinema. Lo fa in Messico, Paese che nella seconda metà degli anni '40 era sede di un industria cinematografica in piena espansione, seconda al mondo solo a quella della geograficamente non lontana Hollywood.E lo fa con un dramma facilone e di scarsissimo grip qual'è questo “Gran Casinò”. Davvero difficile comprendere come un autore assolutamente rivoluzionario come lui abbia potuto dar vita a un film tanto anonimo come questo, dove il dramma è di livello 'parrocchiale' e la narrazione è inoltre continuamente interrotta dagli spot musicali della celebrità nazionale Jorge Negrete, protagonista della pellicola, nonché da quelli ancor più oblunghi della sua controparte femminile, l'argentina Libertad Lamarque. Il film va a stabilirsi su livelli talmente modesti che risultò un fiasco tanto a livello di critica così come di pubblico, nonostante la presenza in cartellone dei due nomi forti sopracitati. Buñuel rispose alle critiche accusando proprio Negrete dell'insuccesso, dichiarando che molte decisioni vennero prese solo per venire incontro ai suoi capricci di divo, ma resta oggettivamente una scusa flebile per un regista che nel quarto di secolo seguente partorirà invece fior fiore di capolavori.
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