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Attacco a Leningrado

Regia di Aleksandr Buravsky vedi scheda film

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La recensione su Attacco a Leningrado

di Maciknight
5 stelle

Se non stronco di netto il film con un giudizio pesantemente negativo è solo per l’argomento trattato. L’assedio di Leningrado (San Pietroburgo) è un evento troppo importante e poco trattato dalla storiografia ed ancor meno dalla cinematografia, rispetto alla molto più celebrata battaglia di Stalingrado (Volgograd), che avrà pur segnato le sorti della II Guerra Mondiale invertendo il ciclo espansionista nazifascista ma è stata meno rilevante almeno dal punto di vista della sofferenza indotta nella popolazione civile e come perdite umane complessive. A Leningrado sono morte di fame e di freddo circa un milione di civili ed altrettanti soldati, questo dato aiuterà meglio a comprendere come i russi nella II GM possano aver avuto 26 milioni di morti (ultimi dati accreditati). Questo film concorre quantomeno a fornire qualche informazione di base sull’evento bellico e le sue gravissime ripercussioni, anche se è stato affrontato con superficialità e leggerezza, per non dire da sprovveduti ed incoscienti. Possibile che bon si siano consultati con esperti e si siano documentati seriamente? Ma hanno idea di come si riduca la popolazione dopo circa due anni e mezzo di assedio senza cibo e con temperature sotto zero senza potersi scaldare? I pochi che sopravvivono, intendo. Capisco che gli attori, almeno quelli protagonisti, avrebbero dovuto sottoporsi a diete ferree, ma almeno il trucco dovevano curarlo meglio. La Corvino sembra quasi sempre una dolce leggiadra ingenua fanciulla uscita dal parrucchiere e solo un poco trasandata e sciatta, non basta far vedere che si fatica a fare le scale, e per scaldarsi non bastano le pagine dei libri o i pezzi degli scacchi (simbolismi romantici e poetici finché si vuole, ma siamo a livello di prosa da oratorio domenicale …). Con 125 gr di pane al giorno come razione non si hanno energie e si muore di consunzione. L’unico merito del film è che rivela qualche particolare che farà inorridire ma rende bene l’idea di come la guerra crei contrasti, paradossi ed assurdità imprevedibili, incredibili anche quando si raccontano, come il mercato nero, nel quale per gioielli del valore attuale di centinaia di migliaia di euro o dollari si compra qualche uovo e qualche patata … o come riscontrare che la burocrazia statale, arida e kafkiana, segue il suo corso inesorabilmente, mentre ovunque la popolazione muore, i funzionari dei servizi segreti russi si preoccupano di eliminare la Corvino, dopo aver scoperto che non era una semplice giornalista americana ma la figlia di un ex generale “bianco”, la vendetta contro i traditori innanzitutto … Anche nelle numerose sequenze che avrebbero dovuto evidenziare le disastrose condizioni umane dell’assedio ed i rapporti sociali che rimangono ancora a livelli accettabili, almeno in ambienti ristretti come lo stesso palazzo, la regia si è mantenuta troppo lieve, come fosse una recita da oratorio, poco realismo e molti buoni sentimenti. Il film rimane troppo incentrato sulla Corvino e la sua “protettrice” russa (un sergente di polizia), anche lei rappresentata come una bambola sempre di bell’aspetto, e sulla sua presunta maturazione e responsabilizzazione indotta dalla sofferenza dell’assedio, che assume connotazioni da telenovelas, peraltro poco credibili. Ogni argomento serio è appena sfiorato ed accennato, troppo poco per un tema così impegnativo. Si ha l’impressione che si sia sacrificato il realismo per non stressare le attrici che per entrare davvero nella parte avrebbero dovuto compiere “sacrifici” cui probabilmente non erano disposte. Voto finale 5.

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