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Il mulino del Po

Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film

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La recensione su Il mulino del Po

di galaverna
8 stelle

“In questa mia terra non voglio né mafia,né camorra né Lega”. Non è un moderno don Chisciotte padano a parlare, ma un proprietario terriero di fine ottocento, forse già preveggente del futuro di quelle stesse terre cento e più anni dopo. Ovviamente non parliamo della Lega ex- bossiana ma quella dei lavoratori agricoli alla ricerca, finalmente, di terre proprie da coltivare e di maggiore giustizia sociale. Tutto si svolge in uno scenario che anche il bianco e nero non scalfisce nella sua bellezza, tra un fiume gonfio e placido, terre di infinita piattezza e una fauna umana divisa tra la dura fatica del lavoro nei campi e qualche sogno, più ad occhi aperti che chiusi, di un riscatto sociale o di una fuga dalla realtà, vuoi con un ballo in piazza, vuoi con una festa improvvisata o con un matrimonio che sembra svanire sul più bello. Tra passione civile e resistenza, con un cameo per la bellissima scena dell’incendio del mulino, un film che sa restituire un clima sociale di un’Italia ancora realmente rurale, forse senza mai prendere coraggio in una vera direzione, ma comunque con buona capacità narrativa ed una valida fotografia. Si colgono alla lontana futuri richiami anche in quella che sarà la saga di Don Camillo, basti pensare alla scena delle bestie lasciate morire di fame durante lo sciopero dei lavoratori agricoli, ma anche la presenza del prete in piazza durante il comizio, anche se qui molto più silente e conciliante. Piccole similitudini di film comunque profondamente diversi, qui con un occhio più alla fase finale del neorealismo, con un Lattuada comunque capace di trasmettere abilmente le atmosfere del tempo.

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