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Millennium. Uomini che odiano le donne

Regia di David Fincher vedi scheda film

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La recensione su Millennium. Uomini che odiano le donne

di millertropico
6 stelle

David Fincher riporta sul grande schermo l'omonimo (e a mio avviso troppo gonfiato ben oltre i suoi meriti) best-seller di Stieg Larson, secondo adattamento cinematografico dopo quello svedese di Niel Arden Oplev che ha contribuito a lanciare la carriera (internazionale) della bravissima Noomi Rapace.

Protagonisti di questa nuova versione hollywoodiana alla quale Fincher ha cercato di dare una lettura più personale (ma decisamente molto meno interessante), sono Daniel Craig e Rooney Mara (che per la sua interpretazione della non facile figura di Lisbeth Salander ha avuto addirittura una nomination come attrice protagonista agli Oscar di quell'anno).

La contorta (e controversa) storia è quella del giornalista finanziario Mikael Blomkvist che dopo essere stato condannato per diffamazione, è fermamente intenzionato a ricostruire la propia reputazione.

Assunto da uno degli industriali più potenti della svezia (Henrik Vanger) viene da questo incaricato di scoprire la verità sulla scomparsa  dell'amata nipote Harriet, avvenuta anni prima e mai arrivata ad una conclusione certa.

Convinto che la ragazza sia stata uccisa da un membro della sua stessa, numerosissima famiglia, Vanger spedice il giornalista su un'isola sperduta tra i ghiacci della costa svedese, ma è solo l'inizio di un percorso che definirlo a ostacoli sembrerebbe persino un eufemismo, dagli esiti davvero inaspettati.

Entra nel gioco infatti anche Lisbeth Salander, una stravagante investigatrice della Milton Security alla quale è stato assegnato il compito di fare delle ricerche proprio su Blomkvist, ma che alla fine si trova invece coinvolta (e a lavorare a l suo fianco) nell'indagine che l'uomo sta portandi avanti alla ricerca dell'assassino di Harriet.

La ragazza  (una giovane donna piena di risorse ma sostanzialmente schiva che rifugge il mondo esterno a causa dei traumi subiti nel passato) è un'abile hacker fortemente intuitiva che va diritta al punto delle cose (qualità queste che si riveleranno indispensabili per fare luce sul crimine intorno al quale sono indirizzate le loro indagini.

Mentre Mikael affronta direttamente i Vanger che appaiono omertosi, Lisbeth si dà da fare operando soprattutto "dietro le quinte". I due scopriranno così una serie di omicidi del passato e del presente che li porteranno a stringere  fra loro una fragile alleanza nonostante siano risucchiati, loro malgrado, nel vortice del crimine.

Rispetto al libro (e al film di Niel Arden Oplev) il film di Fincher è indubbiamente molto più commerciale (adattato insomma al gusto americano) anche più thriller, se vogliamo, ma certamente molto meno politco (che era forse il pregio maggiore del romanzo, primo capitolo di una trilogia). La pur brava Rooney Mara poi, non regge assolutamente il confronto con la splendida prova di Noomi Rapace...

Un remake insomma del quale non si avvertiva proprio il bisogno che aggiunge poco o nulla e molto toglie all'originale, fedelissima trasposizione del regista svedese.

Fra le cose più pregevoli della versione Fincher, l'emozionante fusione  fra immagini e musica sui titoli di testa (il che la dice lunga sul resto) realizzata sulle note di "Immigrant Song" dei Led Zeppelin, qui arrangiate  da Atticus  Ross e Trent Reznor con il contributo della voce di Karen O.

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