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La morte va a braccetto con le vergini

Regia di Peter Sasdy vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La morte va a braccetto con le vergini

di undying
6 stelle

Una delle migliori riletture in chiave horror ispirate alla contessa ungherese macchiatasi di atroci delitti. Dirige un raffinato Peter Sasdy, per un titolo (tardo) Hammer di tutto rispetto.

 

locandina

La morte va a braccetto con le vergini (1971): locandina

 

La dispotica contessa Elisabeth (Ingrid Pitt) rimane vedova in tarda età. Accidentalmente ferisce una serva, il cui sangue -schizzatole in viso- pare donarle una pelle più giovane. Con il supporto del capitano Dodi (Nigel Green) -di lei segretamemte innamorato da anni e desideroso di entrare nelle sue attenzioni- e della governante Giulia (Patience Collier) si procura giovani ragazze da sacrificare in cambio di una momentanea seconda giovinezza. Dopo essersi invaghita di un prestante tenente, convocato come erede perché figlio di un amico del conte, Elisabeth fa segregare la figlia Ilona (Lesley-Anne Down) per prendere il suo posto (a seguito dei frequenti omicidi rituali) anche nel cuore del tenente.

 

scena

La morte va a braccetto con le vergini (1971): scena

 

Peter Sasdy confeziona un horror raffinatissimo, con particolare cura al dettaglio e sorretto da maestranze di alta professionalità, in grado di garantire un buon risultato su tutti i fronti. A cominciare dalla bella fotografia, limitata da contesti in interno di ben poco spiraglio luminoso, dove deboli fiamme di candela accarezzano (quasi con timore) i volti in mutazione di Elisabeth che ha -quando sotto effetto di incantesimo- i tratti affascinanti di Ingrid Pitt: attrice che solo l'anno precedente era stata protagonista in un altro riuscito horror Hammer ispirato al Carmilla di Le Fanu (Vampiri amanti), poi presente anche nell'antologico La casa che grondava sangue e nel cult (inspiegabilmente mai doppiato in italiano) The wicker man (1973).

 

scena

La morte va a braccetto con le vergini (1971): scena

 

Tornando al film di Sasdy è da sottolineare come le componenti sex & violence, evocate dalla sostanza della "cronaca" pur figurata e traslitterata in campo horror (da cui il titolo originale Countess Dracula), siano relegate ai margini per fare sporadiche apparizioni (il seno della peripatetica abbordata alla locanda e susseguente omicidio con punteruolo alla gola) apparendo di fatto inutili all'evolversi della psicologia malata della contessa e, al contrario, finendo per sminuire quel substrato poetico e malinconico che è vero motore del narrato. Perché il tema portante è quello -sempre eterno- della caducità dell'esistenza, della metamorfosi corporea cui tutti noi (poco volenti, molto nolenti) siamo destinati. E allora il vero orrore è quello che riflette lo specchio (delle altrui brame) quando l'effetto del sacrificio è sfumato: la visione della vecchiaia che sul proprio viso preannuncia l'arrivo della "triste mietitrice"; la dolorosa presa di coscienza circa la bellezza perdente, ovvero che è costretta a cedere il posto alle rughe, alle smagliature, ai capelli bianchi.

 

scena

La morte va a braccetto con le vergini (1971): scena

 

Occhi ricolmi di lacrime, quelli della contessa, quando non di terrore (non a caso colpisce più volte con violenza gli specchi) per un destino comune a tutti gli essere umani. Un destino che - accettato o meno- prevale su tutti i sentimenti, amore compreso. Countess Dracula è dunque, prima che un horror Hammer, un viaggio nella mente sconvolta di un'anima innamorata ma in pena, sofferente per la lenta mutazione di un corpo (e un viso) una "volta" aggraziato e bello... e si resta spiazzati dai sentimenti che il lavoro di Sasdy solleva mano a mano che il racconto procede. Perché se non ci sono dubbi essere deplorevole e da giusta condanna l'azione omicida (ma quanti di noi al suo posto agirebbero in maniera differente?) altrettanto commovente è l'immagine di chiusura: la voce del popolo si erge quasi sovrumana, ripetendo come un mantra -e senza sosta- accuse assurde, ingiustificate (strega, figlia di strega, maledetta, figlia del demonio) mentre dietro le sbarre -occhi stravolti, bava alla bocca, espressione di inebetita rassegnazione- dal viso decadente di Elisabeth traspare una certezza, che anche lei, per quanto detto strega, è già morta. Anche lei, per quanto crudele e spietata, aspira all'aldilà. Perché è stata lei, involontariamente, la responsabile di un omicidio a doppio effetto: un coltello nel cuore (si pensi alla potenza simbolica dell'atto) conficcato al giovane amato. L'amore ha ucciso la bestia...

 

scena

La morte va a braccetto con le vergini (1971): scena

 

Curiosità

Countess Dracula trae spunto dalla tragica figura della magiara Erzsébet Báthory (1.560 - 1.614), personaggio reale macchiatosi di un incalcolabile numero di omicidi (quantità incerta, oscillante tra cento e trecento)  commessi nella convinzione che immergersi nel sangue di ragazze vergini avrebbe permesso al corpo di mantenere un aspetto giovanile. Solo un paio di anni più tardi rispetto a La morte va a braccetto con le vergini, nel 1973, Jorge Grau ne offrirà una differente versione nell'altrettanto interessante Le vergini cavalcano la morte. Spesso la figura della contessa (pur se non citata chiaramente) ha fatto fugaci comparse anche in anni relativamente recenti: ad esempio in Killer Barbys (1996) di Jesus Franco o Hostel 2 (2007) di Eli Roth. Mentre una delle migliori trasposizioni cinematografiche in assoluto -La contessa (2010)- porta la firma in regia di una regista dotata di enorme sensibilità, Julie Delpy.

 

scena

La morte va a braccetto con le vergini (1971): scena

 

Disponibile in Dvd nel catalogo Pulp Video, con il titolo originale di Countess Dracula, che ne offre una decorosa versione video con traccia audio italiana lievemente soffocata all'inizio (ma in miglioramento a proseguire). Durata della versione: 1h29m05s.

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