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La nave dolce

Regia di Daniele Vicari vedi scheda film

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GIMON 82

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La nave dolce

di GIMON 82
8 stelle

L'esodo biblico di un "mare" di disperati alla ricerca di un futuro migliore,è di questo che parla "La nave dolce",ma tutto cio' non è un film,ne un romanzo d'appendice,è qualcosa di puramente reale di cui le coste baresi sono state involontarie testimoni.Siamo nell'agosto del 1991,un periodo post o quasi feriale che segnera' una tappa importante nella storia italiana,quella dell'accoglienza dei profughi nel nostro paese,"LA NAVE DOLCE" si chiama cosi' perchè è una nave cubana che trasporta zucchero e fa rotta in Italia,oppure la sua dolcezza potrebbe significare la visione di un sogno negli occhi di una mamma che fugge da un paese lacerato da anni di dittatura ed ora in balia della disperazione.Una mamma come tante, accalcata su migliaia di corpi,odori,umori e sensazioni a pelle come fame,sete o sonno.Di donne cosi' su quella nave ce ne saranno a centinaia,coi loro bimbi in braccio,con la speranza nel cuore e la paura negli occhi di un viaggio verso l'ignoto, in un paese di cui hai ammirato le bellezze attraverso una scatola televisiva e con cui adesso entrerai col tuo corpo e il tuo cuore.Non ci sono solo donne su quella nave,ci sono uomini e ragazzi, tutti un popolo, figlio di una terra:,l'Albania,paese martirizzato dalla dittatura feroce di stampo socialista,ora in balia di una specie di guerra civile,e ci sono loro, i disperati in fuga verso l'Eldorado italico,magari ad assaporare il sogno di un qualcosa visto in TV o a cercare lavoro,a regalare un futuro ai figli,ma anche a delinquere...Gia' perchè "LA NAVE DOLCE" non trasporta solo zucchero,ma anche ciurme amare di malavitosi,pronti ad accoltelare per un tozzo di pane o una goccia d'acqua.Sara' la citta' di Bari ad accogliere l'orda dei disperati,in un sussiego di emergenze e difficolta' di cui le vittime saranno il sindaco barese e le forze dell'ordine,forse impreparati ad un esodo di massa cosi' "corposo".,"LA NAVE DOLCE" fara' capolino nel mediterraneo barese come una giostra,o un attrazione turistica in cui si accalcano migliaia di sagome,indistinte nei petti nudi e nell'acre odore dovuto all'ammasso di tanti organismi.La nave cubana diventa una figura apocalittica da cui si lanciano uomini e ragazzi nel mare verso la terraferma,fingono malori per accapararsi un letto in ospedale e vengono ammassati nello stadio barese come "temporanea" sistemazione.Clandestini per lo stato italiano,disperati che suscitano caritatevole compassione agli occhi dei cittadini baresi che si offrono di aiutarli.Ma il "sogno" italiano si trasformera' in un incubo,per la scabbia,la fame e la tensione che diverra' rivolta facinorosa contro le forze dell'ordine,rivolte capeggiate dai "clan" albanesi.Sui 1500 profughi quasi nessuno di loro riuscira' a rimanere nell'eldorado italico,molti di loro saranno rimpatriati con un foglio di via.Un esodo apocalittico che 20 anni fa colse impreparata la citta' di Bari e il suo sindaco,colpevole secondo (l'allora)il capo dello stato Cossiga di non aver saputo fronteggiare una tale emergenza,scatenando l'inferno in terraferma.Sono passati 21 anni da quegli amari giorni e i protagonisti di quella nave ci parlano di quell'esperienza dolorosa e ricca di paura,lo fanno dalle loro voci a cui si affiancano quelle dei cittadini,forze di polizia e istituzioni della citta' di Bari.In un collage di filmati di repertorio il regista di Diaz Daniele Vicari ci mostra un altro pezzo di storia italica forse dimenticata e ritornata a galla sulla "Nave dolce" di questo documentario,un pezzo importante tra le cui voci ci sono il ballerino albanese Kledi Kladiu,anch'egli uno dei corpi ammassati,piu' una donna,due uomini e il capitano della nave.Testimoni diretti di un apocalisse dal vivo,non un incubo ma pura realta',le loro voci parlano alla telecamera di Vicari che dopo la "macelleria messicana" di Diaz,firma la regia di un documentario interessante,sull'ennesima storia d'Italia controversa e amara,forse insabbiata per lungo tempo,ma che grazie a Vicari con la collaborazione di un regista albanese(anch'egli sulla nave) ci racconta di un esodo biblico alla ricerca di un futuro migliore.Interessante è seguire il corso vitale di alcuni di loro che dopo l'odissea della nave e il rimpatrio,sono ritornati in Italia,alcuni si sono rifatti una vita,c'è chi come Kledi è adiritttura diventato un personaggio televisivo.Belle risultano le testimonianze dei cittadini baresi,sinonimo di un Italia accogliente e caritatevole nei confronti di un popolo alla deriva."LA NAVE DOLCE" è un manifesto o un messaggio a volte polemico nei confronti delle istituzioni,ma necessario e utile nel capire che l'Italia è ancora oggi un paese che con chi è in difficolta sa anche essere DOLCE come la neve di Vicari......

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