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Paradiso amaro

Regia di Alexander Payne vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Paradiso amaro

di Baliverna
8 stelle

Una famiglia sifilacciata che vive nel presunto paradiso delle Hawaii viene sconquassata da un tragico evento, e ritrova l'unità.

*** CONTIENE ANTICIPAZIONI *** Ormai ho deciso: Alexander Payne è un autore contemporaneo, e non solo un regista che ha infilato un paio di film non male. Un elemento a favore di questa affermazione è anche la sua tenuta nel tempo, perché, dopo ormai diversi anni, non si è ancora piegato alle logiche di mercato e/o del cinema americano di cassetta.
Anche in questo "Paradiso amaro" Payne dimostra di avere uno sguardo originale e profondo sulla realtà, soprattutto sui personaggi, che rappresenta con incisività ed efficacia. Questo vale anche per quelli secondari e persino per le comparse, che non sono mai banali o pure presenze fisiche. In generale, il regista (anche co-sceneggiatore) riflette sulla famiglia, sugli affetti, sulla paternità e sulla maternità, sull'amore di coppia. Lo spinoso argomento dell'eutanasia mi pare lo tratti con assoluta neutralità e assenza di prospettiva; viene mostrato semplicemente come un elemento della trama, benché importante.
Ciascuno dei personaggi viene mostrato nelle sue miserie e meschinità, ma ognuno di essi ha anche un lato buono, non preponderante ma che c'è. Persino il mediatore immobiliare che gli stava rubando la moglie solo per capriccio, o il cugino avido, o ancora il ragazzo sboccato e insolente, dietro a una faccia da pugno del muso (e infatti il ragazzo se lo prende) hanno qualcosina di buono che si intravvede. Quanto al protagonista, l'incidente della moglie ha una funzione di presa di coscienza dei suoi errori e del suo egoismo, tanto da renderlo almeno in parte responsabile dell'adulterio di lei. Benché quindi sia un affermato avvocato, nella vita privata è un poveretto: trascura la moglie (e da lei viene tradito), non sa da come affrontare i suoi problemi, e non riesce a tener testa alle figlie, che infatti gli mettono spesso in piedi in testa. E George Clooney, benché mi sia antipatico come personaggio pubblico, come attore mi ha sempre convinto. E anche qui.
Come gli altri film di Payne è amarognolo ma non amaro; alla fine nelle disgrazie ci si dà una mano e una pacca sulla spalla, e rimane il nido della famiglia (o quel che resta di essa) dove sentirsi accolti e leccarsi le ferite.
Quanto all'ambientazione e al contesto, li ho trovati efficaci e funzionali alla storia. La voce narrante all'inizio dice che anche chi vive in quei luoghi tropicali, con le palme, le spiagge e il sole, ha una vita come tutti gli altri, con le sue magagne e i suoi drammi. Ho trovato indovinata l'ambientazione "invernale", cioè in quello che là dobbiamo chiamare inverno, con poco sole, pioggia e serate ventose. L'immagine di quel luogo è insomma tutt'altro che cartolinesca, turistica e... paradisiaca.
Alcuni momenti da ricordare: la scenata alla moglie in coma, il bacio sulla bocca alla moglie dell'amante come piccola vendetta, il dialogo con il cugino al momento della firma.
Insomma, Payne è una boccata di ossigeno in un cinema asfissiato da supereroi, effetti speciali digitali e commedie sceme.

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