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Take Shelter

Regia di Jeff Nichols vedi scheda film

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La recensione su Take Shelter

di cheftony
7 stelle

“I’ve been having these dreams. I guess they’re more like nightmares. That’s why I’ve been acting like this. They… They always start with a kind of storm, you know… Real powerful storm. And there’s always this… This dark thick rain, like… Like fresh motor oil. And then things, people, they just… They seem crazy. They attack me sometimes. Sometimes they go after Hannah.”

 

 

Curtis (Michael Shannon), operaio edile per una piccola ditta di costruzioni dell’Ohio, comincia ad avere una serie di visioni inquietanti, forse premonizioni o forse solo incubi: tutto ha inizio con la minaccia dell’arrivo di una tempesta, anticipata da una pioggia densa e giallastra. Curtis e la moglie Samantha (Jessica Chastain) – che raggranella qualche soldo vendendo ai mercatini prodotti da lei cuciti a mano – hanno una bambina sorda, Hannah.
I due, genitori amorevoli e assidui frequentatori del corso per imparare e perfezionare il linguaggio dei segni, hanno già messo in conto per la piccola un intervento chirurgico per l’installazione di un impianto cocleare. Curtis, uomo cupo ma apparentemente sempre in grado di mantenere la barra dritta, accusa l’intensificarsi degli incubi e si chiude nella sua inquietudine: quando sogna di essere violentemente aggredito dal suo cane, lo recinta senza spiegare niente alla moglie. In alcuni sogni, sempre preannunciati da una tempesta, qualcuno minaccia di portargli via Hannah.
Da un lato Curtis cerca supporto psicologico professionale, dall’altro comincia ad escludere dalla sua vita i protagonisti dei suoi incubi, a cominciare dal collega e amico Dewart (Shea Whigham). Sempre all’oscuro di Samantha e sfruttando illegittimamente l’escavatore della ditta, Curtis allestisce in cortile un rifugio sotterraneo contro l’apocalittica tempesta al centro delle sue visioni. Tempesta che un giorno si presenterà…

 

“[L’origine del progetto] è stata una combinazione di alcune cose, la prima delle quali visiva: mi trovavo nel mio cortile e sono stato colpito dall’immagine di un uomo in piedi di fronte ad un rifugio anti-tempesta aperto. Non sono sicuro di cosa stesse facendo. […] Quell’immagine mi è rimasta impressa.
Ogni volta che scrivo, cerco di approcciare le mie storie a partire da qualche tema, idea o emozione universale. Nel mio primo film era la vendetta. Ho pensato a lungo riguardo l’ansia, quindi ho deciso che poteva essere un’idea o una sensazione interessante su cui fare un film. Al tempo, nella mia vita ero preda di un grosso stato d’ansia. Stranamente, perché la mia vita in realtà stava andando davvero bene.” [Jeff Nichols]

 

 

Poco dopo aver dato alla luce il suo film d’esordio, il regista e sceneggiatore Jeff Nichols si rimette all’opera, scrivendo e poi dirigendo “Take Shelter”, film non immediato ma di discreto successo, tanto da essere presentato al Sundance Film Festival e a Cannes. Nichols, che si considera in primo luogo uno scrittore e un narratore, rielabora nel 2008 (alla soglia dei trent’anni) una personale sensazione di ansia e paura, a suo giudizio facilmente trasponibile a livello universale, specie in un contesto di middle-class statunitense piagata dalla concomitante crisi finanziaria. “Take Shelter”, solo travestito da thriller psicologico, è un film sulla paura di perdere tutto e sulla condizione di stress che ne deriva, sull’opprimente senso di responsabilità di mantenere i propri cari, sulla tenuta del matrimonio e sull’assistenza sanitaria legata al proprio contratto di lavoro.
Rispetto a “Shotgun Stories”, Nichols sposta l’azione dall’Arkansas ad un altrettanto rurale Ohio, in una cittadina qualunque nelle grandi pianure del Midwest; pure stavolta le ambientazioni funzionano egregiamente, anche se assumono un ruolo di primo piano solo nelle scene di incubi/allucinazioni di Curtis, realizzate con l’ausilio di effetti speciali (una novità per Nichols) non sempre di tutto rispetto. La condizione di instabilità psichica o di “veggente” del protagonista – ancora interpretato dal luciferino Michael Shannon ma modellato sul regista stesso – è solo apparente: la tempesta non è che una metafora per descrivere l’indistinto e palpabile terrore che qualcosa possa spazzare via tutto.
Un finale ambiguo e di grande effetto chiude un film affascinante ma a tratti un po’ confuso, che sconta forse una sceneggiatura fin troppo stratificata, non priva di risvolti scontati e di stasi ritmiche. La regia asciutta e la buona direzione degli attori (molto brava anche la co-protagonista Jessica Chastain) permettono comunque una visione piacevole ed evocativa. Il cinema di Jeff Nichols ha un potenziale innegabile e i suoi primi due lavori – peraltro già degnissimi – sono serviti soprattutto ad assicurargli produzioni più consistenti e dunque la possibilità di girare il seguente “Mud”, ad oggi complessivamente il vertice della sua filmografia.

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