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Take Shelter

Regia di Jeff Nichols vedi scheda film

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La recensione su Take Shelter

di Malpaso
8 stelle

Una tempesta all'orizzonte incombe minacciosa sul tenero quadretto familiare che Curtis si è costruito, con l'umiltà e la fatica del suo lavoro di operaio, quindi l'amore e la dedizione per la moglie e, soprattutto, la figlia non udente. Quasi a compensare la mancanza di uno dei cinque sensi della sua bambina, il protagonista di Take Shelter parrebbe capace di vedere oltre, di cogliere una catastrofe imminente di cui nessun altro pare accorgersi. Si tratta di realtà o allucinazioni?

 

Pur non volendo focalizzare il racconto su questa domanda banale, il regista Jeff Nichols sfrutta registro e stilemi del thriller psicologico per far sprofondare il suo protagonista in un tunnel paranoide senza uscita, permeando al contempo l'intera pellicola di un senso d'instabilità costante. Perché, a conti fatti, il ragionamento va sempre a girare attorno alla percezione: i cinque sensi, razionali, rassicuranti, di corte vedute, e la visione, il disordine psicotico, la follia. Nichols porta lo spettatore verso una delle due strade, dandogli le motivazioni concrete e tangibili di ciò che vede accadere, ma giocando anche con l'argomento stesso del film, qui filtrato dallo sguardo dell'autore: un padre di famiglia cerca disperatamente di salvare la propria sanità mentale mentre costruisce un bunker antiatomico per mettere al riparo la moglie e la figlia da una grande tempesta in arrivo.

 

Se per una volta avesse ragione lo svitato? Privo di didascalismi o spiegazioni, il finale di Take Shelter appare paradossale, quasi una deriva surreale e simbolica di una storia, altrimenti, fortemente radicata nel realismo. Suggerendo, quindi, una risoluzione fuori dalla logica ordinaria, Nichols ironizza su una società incapace di cambiare prospettiva, di mettere in dubbio i propri schemi mentali per provare a guardare con gli occhi dell'altro, ponendo così il tema sociale al centro del film e restituendo uno scorcio di provincia americana, con quel senso di instabilità e sfiducia nel futuro provocati dalla crisi economica del 2008.

 

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