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Il mondo dei robot

Regia di Michael Crichton vedi scheda film

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La recensione su Il mondo dei robot

di giurista81
7 stelle

FIlm culto per i suoi contenuti e per la sua capacita' di anticipare la sci-fi dei successivi anni 80 e 90. Il celebre scrittore Micheal Crichton, celebre per Andromeda, Sfera e Jurassic Park, prova ad avventurarsi anche alla regia, con esiti tutto sommato buoni. Notevole l'idea di miscelare il western alla fantascienza, specie se si pensa che all'epoca il western in America era trattato come un genere chiuso alle contaminazioni, un aspetto che rende la pellicola assai avanti sulla tabella di marcia per la sua portata innovativa. Crichton pone le basi per l'asse portante di Jurassic Park che, una ventina di anni dopo, ne riprendera' la struttura narrativa. Un parco divertimenti, avente la funzione di riportare in vita epoche e personaggi di un tempo remoto, finisce fuori controllo dei suoi gestori. Le attrattive diventano creature sanguinarie e il divertimento si trasforma in orrore e morte. I robot, che siano cowboy o spadaccini (a seconda dei programmi scelti dai clienti),  non rispondono piu' ai comandi e aggrediscono i turisti. Molti i vuoti narrativi su cui lo spettatore deve sorvolare, dal movente che porta i robot a diventare sanguinari, all'isolamento del parco su cui, nonostante l'emergenza, nessuno interviene, a parte un operaio a zonzo nel deserto e regolarmente preso a fucilate. Molte le anticipazioni che saranno sfruttate da celebri pellicole, si va da Predator (soggettiva del robot e sua incapacita' di vedere la preda in certe condizioni, come sotto il fuoco di alcune torce), a Terminator (cyborg killer che procede col volto scarnificato), ma anche Dark City (idea della citta' chiusa, con una popolazione che ha ricordi indotti e che viene addormentata simultaneamente nella notte per consentire ai gestori di intervenire su quelli che e' un gigantesco set), quindi Atto di Forza (clienti che pagano per vivere avventure in contesti ricreari e immaginari) e il citato Jurassic Park. Da segnalare la presenza di Yul Brynner, nei panni del pustolero-robot (almena due battute per lui), un vero valore aggiunto.

Lento nel ritmo e con qualche difetto, resta comunque un precursore degno di esser definito cult. Da vedere per l'importanza per lo sviluppo del genere. Un punto di riferimento.

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