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Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su Drive

di Gangs 87
6 stelle

Da sempre prediligo i film che mi danno la possibilità di contorcere la mente o almeno di farla funzionare un tantino, non limitandosi al solo guardare. Osservo la pellicola e cerco di scovarne i dettagli, quei particolari che la rendono unica e devo ammettere, per quanto il mio unico approccio con il cinema di Refn (The neon demon) non era stato entusiasmante, che le pellicole del regista danese non sembrano esserne sprovviste.

 

Nonostante i film d’azione non facciano parte della categoria che prediligo, mi sono approcciata alla pellicola perché sapevo che si limitava a rasentare il genere in questione, almeno in questo senso, sono rimasta soddisfatta. Un po’ meno per il coinvolgimento generale e per lo svolgimento della sceneggiatura.

 

Partendo da una storia affascinante, arricchita da un personaggio caratterialmente prorompente, per quanto silenzioso e dai modi pacati, Nicolas Winding Refn ci costruisce intorno una storia parallela, che finisce poi per intersecarsi con quella principale ma che non possiede lo spessore che sembra avvolgere almeno inizialmente la pellicola. Come una curva improvvisa che ti si para davanti in una strada dritta e in discesa.

 

Refn ha riempito il suo film di storie e personaggi intrecciandoli a tal punto che in un dato momento ho avuto, per un millesimo di secondo, la sensazione che dietro la macchina da presa ci fosse Tarantino. Magari una citazione al collega c’era davvero o magari Refn ha voluto semplicemente condire un buon film con quel suo cattivo gusto per le scene crude.

 

Resta il fatto che seguire il verso delle situazioni narrate ad un certo punto si complica. Sia chiaro, non è assolutamente impossibile da seguire ma la trama poteva essere leggermente semplificata e avrebbe senz’altro reso il film anche più bello da vedere.

 

In fin dei conti sembra un po’ come un’occasione mancata. Considerando che possiede alcune inquadrature a dir poco stupende e che si avvale di una buona interpretazione di Ryan Gosling su cui grava l’intero peso della pellicola, in ogni scena è capace di catalizzare l’attenzione su di se. Poco incisiva invece Carey Mulligan, la sua Irene è la mela del peccato, la donna per cui lottare ma la sua interprete ha lo sguardo vuoto e non possiede il carisma richiesto, così ripensando al finale, forse diventa più facile immaginarne il perché.

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