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Strange Circus

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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La recensione su Strange Circus

di cheftony
8 stelle

“Quando papà mi molestò la prima volta, fu l’inizio della fine. Avevo 12 anni.
Mamma ed io ci assomigliavamo davvero molto. Io ero lei e lei era me.”

 

Bokura-no Kakumei: Strange Circus: Recensione

 

Al risveglio da un tremendo incubo che la vedeva condotta di fronte ad una ghigliottina in un grottesco scenario circense, la 12enne Mitsuko (Rie Kuwana) viene attirata verso la camera dei genitori dai gemiti di godimento della madre Sayuri (Masumi Miyazaki). Mitsuko si ferma al di fuori della porta, ma il padre Gozo (Hiroshi Oguchi), peraltro preside della scuola frequentata dalla figlia, è comunque riuscito a sentire Mitsuko avvicinarsi ed è pronto a darle una lezione.
Alla successiva notte di sesso fra i genitori, Gozo fa partecipare Mitsuko da ben più vicino, occultandola in una custodia di violoncello munita di apposito buco per gli occhi; in questo modo, Mitsuko osserva i genitori nell’interezza dei loro rapporti sessuali, all’insaputa della madre. Nei giorni a seguire, Gozo si dimostra perfettamente in grado di passare oltre: dapprima violenta la figlia, poi costringe la moglie Sayuri all’interno della custodia per permettere il completo scambio dei ruoli fra madre e figlia. In seguito a questi rituali morbosi e crudeli, fra Mitsuko e Sayuri si scatena un’insana competizione: la madre si sente minacciata dall’innocente figlia e comincia a maltrattarla. Al culmine di un litigio, Sayuri precipita da una rampa di scale e batte la testa, morendo sul colpo. Gozo, rimasto vedovo, continua ad abusare della figlia, almeno finché questa non si getta da un palazzo rimanendo paraplegica.
Ma forse niente di tutto questo è reale: si tratta della trama dell’ultimo romanzo erotico della scrittrice di successo Taeko (sempre Masumi Miyazaki), che appare in pubblico su una sedia a rotelle. Yuji (Issei Ishida), efebico giovanotto che lavora per l’editore (Tomorowo Taguchi) di Taeko, si propone come assistente personale della scrittrice. Il misterioso passato di Taeko smetterà presto di essere tale, ma niente è come sembra…

 

“Che cos’è reale e cosa non lo è?”

 

In seguito al suo avanzamento verso la notorietà internazionale col discusso “Suicide Club”, Sion Sono si è dedicato a diversi progetti che hanno visto la luce più o meno simultaneamente nel corso del 2005: tra essi si annovera “Noriko’s Dinner Table”, un film strettamente legato al lavoro precedente in quanto suo sostanziale prequel. “Strange Circus”, invece, rappresenta il film destinato a soppiantare le polemiche intorno alla sua sferzante satira incentrata sui giovani nipponici suicidi: i temi qui diventano netti e terrificanti, tra famiglie malate, abusi sessuali, incesto, coercizioni al voyeurismo, freak che infestano incubi circensi, vendette, rimozioni, immedesimazioni e mutilazioni. Non è proprio ciò che consiglierei per un’allegra serata in compagnia, ecco.

 

Review: Strange Circus (2005) – scumcinema

 

“Strange Circus” può risultare particolarmente disturbante per una nutrita fetta di pubblico, messo a dura prova in special modo nei primi 20 minuti, ovvero quelli in cui le nefandezze succitate si prendono il centro della scena in tutta la loro asprezza. Molte delle scene di sesso – crudo, intenso e piuttosto esplicito – sono presenti fin dai primi minuti. Può sembrare una scelta gratuita, ma in realtà esporre fin da subito la tragica, violenta e perversa realtà familiare si rivela necessario a settare il tono e – paradossalmente – a confondere le acque. Risulta poi chiaro, con lo scorrere dei minuti, che ogni colpo di scena servirà non tanto ad illuminare lo spettatore già turbato da un incipit feroce ed inequivocabile, quanto piuttosto ad ingannarlo, illuderlo, traviarlo. Ed è questo il giochino di Sono, in sostanza: “Strange Circus” mantiene intatte fino in fondo l’ambiguità dei rapporti e la sovrapposizione fra le identità, svelandole definitivamente solo in un atteso, delirante e grandguignolesco finale senza freni.
È vero che proprio nel finale il film rischia di deragliare (complice la recitazione che diventa fin troppo sopra le righe dell’altrimenti compassato Issei Ishida), ma nel complesso l’opera funziona, nonostante la tantissima carne al fuoco per appena 108 minuti di durata. Merito soprattutto di una scrittura ben congegnata da parte di Sono, imperniata su una protagonista indimenticabile e pressoché indecifrabile a cui presta volto e corpo (spesso nudo) una straordinaria Masumi Miyazaki. Grazie ad uno stratagemma registico, la Miyazaki interpreta per brevi tratti persino la giovane Mitsuko: in tal modo, Sono ottiene il duplice effetto di evidenziare la distorta percezione identitaria che intercorre fra Mitsuko e Sayuri e di risparmiare all’attrice 12enne Rie Kuwana una problematica partecipazione alle scene di sesso.
Stilisticamente parlando, “Strange Circus” è stato a più voci definito un incontro fra gli estremi gore e provocatori del coevo Takashi Miike – tirato in ballo spesso e quasi mai in modo mirato per definire il cinema di Sono – e l’onirismo conturbante di David Lynch: forse è una definizione troppo schematica, ma in effetti rende bene l’idea. Il circo della mente di “Strange Circus” incontra la tradizione ero guro (“erotico grottesco”) giapponese e genera un film decisamente particolare. L’estetica di Sion Sono sembra qui basarsi anche su scelte cromatiche talvolta percepibili come rigide: rosso, bianco, nero e giallo dominano lo schermo e ognuno di essi pervade un ambiente preciso in maniera non sempre convincente. Ma la regia e il montaggio (assai dinamico) sono di prim’ordine, senza contare l’efficace colonna sonora curata dallo stesso Sono e costituita da un accostamento di arie classiche di Liszt e Bach e da un accattivante tema ripetuto con più strumenti (violino, voce, banda circense).
Film potente, non immediato, forse non sempre sufficientemente a fuoco per aspirare al rango di capolavoro. Ma da vedere, a patto di essere ben predisposti.

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