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Andromeda

Regia di Robert Wise vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Andromeda

di inthemouthofEP
8 stelle

Film intrigante, originale e diretto con maestria. Forse un po' troppo lungo, specialmente nella parte centrale, ma alcune sequenze sono da antologia, e le sferzate politiche funzionano che è una meraviglia. Inquietante anche oggi.

Robert Wise è un regista che ho conosciuto relativamente tardi: per tutte le scuole medie, periodo in cui mi riempii di film di ogni genere, non sapevo neanche della sua esistenza. La prima volta che vidi un suo film fu esattamente due anni fa, quando in quinta ginnasio la mia professoressa di Inglese ci propose "West Side Story" di Jerome Robbins e, appunto, Robert Wise.

Da allora non ho più visto nessun suo film. O almeno fino a questa settimana, in cui la nostra amata televisione sembra aver riscoperto almeno in parte questo regista un po' dimenticato, programmando "La Iena" domenica scorsa su Rai 3 verso le 3 di notte e, appunto, "Andromeda" su Iris ieri alle 23:20. La mia intenzione era di vederli tutti e due, ma una comprensibile stanchezza mi ha impedito di guardare il primo. 

Saltato il primo appuntamento, tutta la mia curiosità si è quindi riversata su questo "Andromeda", film del 1971 tratto dall'omonimo romanzo di Michael Crichton (quello che ha scritto il romanzo da cui è tratto "Jurassic Park" di Spielberg, per intenderci).

L'idea alla base di questo film è, nella sua semplicità, veramente originale per i suoi tempi, se non a tratti quasi geniale: un satellite artificiale cade su una cittadina sperduta degli USA, causando la morte improvvisa di tutti gli abitanti, fatti salvi un vecchio in stato confusionale e un bambino di sei mesi che passa tutto il tempo a piangere. Una volta che questo satellite è stato recuperato e portato insieme ai due superstiti in un laboratorio di massima sicurezza con sistema di autodistruzione, una squadra specializzata di quattro persone (un premio Nobel, un chirurgo, una ricercatrice e un medico un po' in là con l'età) inizia a studiare la situazione, scoprendo all'interno del satellite un organismo patogeno di origine extraterrestre, a cui sarà dato il nome di Andromeda. Le domande sono tante: in quali condizioni continua a crescere il batterio? Perché ha ucciso tutti tranne il vecchio e il bambino? E soprattutto, c'è il rischio di un'apocalisse?

Mettiamo subito le cose in chiaro: il ritmo del film è lento. E questo di per sé non è né un pregio né un difetto, ma questa lentezza nello sviluppo della vicenda si sposa benissimo col senso di angoscia e di claustrofobia che piano piano cresce in questo laboratorio sotterraneo, un'angoscia, un'inquietudine che parte dai volti dei protagonisti, dalla rapida morte di tutte le cavie che vengono a contatto col batterio e, in un'ultima analisi, dall'inesorabile lentezza della vicenda.

Sì, perché sin dall'inizio capiamo una cosa: per apprezzare veramente questo film bisogna entrarci dentro, immergersi nello stato confusionale del vecchio, nei volti attoniti dei medici quando scoprono tutti gli abitanti morti, sdraiati come se fossero addormentati ma senza più vita nelle vene, bisogna entrare dentro alle ricerche dei nostri protagonisti e al loro terrore nel vedere al microscopio questo mostro che uccide senza pietà chiunque si avvicini.

E la paura viene amplificata anche dal fatto che questo microrganismo è invisibile a occhio nudo. Bisogna aver paura di quello che non si vede. 

Paura del microrganismo alieno ma anche degli uomini sulla Terra. Del presidente degli Stati Uniti (all'epoca il repubblicano Nixon), che in un batter d'occhio può sganciare bombe come se fosse la cosa più normale del mondo. Paura non solo del governo, ma anche degli scienziati stessi, che, come suggerisce la dottoressa Leavitt a metà film, poi tanto puri non sono...

Abbondano i riferimenti alla guerra fredda e al governo di Mosca: "Andromeda" è un film di fantascienza, ma di fantastico non ha quasi niente, perché presenta, il più delle volte indirettamente, l'uomo come principale causa di annientamento della Terra: oltre alle bombe che il presidente è disposto a sganciare senza pensarci due volte, scopriamo poi alla fine del film che questo laboratorio di massima sicurezza nasce non per studiare e debellare l'organismo extraterrestre, ma per studiarlo e utilizzarlo per una possibile guerra batteriologica. 

Sebbene gli aspetti politici del film siano posti in secondo piano rispetto agli studi scientifici sul batterio, questi ci sono, e, sempre che siamo disposti a carpirli, colpiscono forte. Specialmente nell'ultimo minuto, in cui vediamo come il destino del mondo sia affidato nelle mani della negligenza degli uomini e delle inevitabili falle delle macchine, una delle cose più inquietanti che abbia mai visto, a pari merito col messaggio dal futuro nel Signore del Male di Carpenter.

E proprio Carpenter sembra aver preso molto da questo "Andromeda": la scena in cui i due medici giungono nel paesino e trovano tutti morti, ma sdraiati come se fossero addormentati, ricorda un po' l'addormentamento di massa del Villaggio dei Dannati, mentre questa inesorabile lentezza che porta con sé i germi dell'apocalisse è comune sia al film di Wise sia, appunto, al Signore del Male.

Alcune scene sono meravigliose e tremendamente evocative: su tutte il recupero del satellite, con la scoperta dei cadaveri e il medico che taglia le vene al morto e ne esce sangue praticamente polverizzato... una sequenza da brividi. E come dimenticare poi il finale, col chirurgo che deve correre al livello superiore per evitare l'autodistruzione.

E, se l'inizio e la fine presentano sequenze così memorabili, nella parte centrale Wise segue con piglio documentaristico tutte le ricerche, le elucubrazioni e le paure degli scienziati, puntando molto sui dialoghi e sulle spiegazioni scientifiche.

E forse, nonostante il film sia meraviglioso, questa parte centrale abbassa un po' il mio giudizio: da quando i nostri protagonisti arrivano al quinto livello del laboratorio a quando scoprono l'organismo, infatti, i dialoghi abbondano un po' troppo e il ritmo, per stare dietro all'impostazione documentaristica dell'opera, cala abbastanza. 

Il film è un po' troppo lungo. E non perché 130 minuti complessivi siano sempre troppi, ma perché nell'economia di questo film il minutaggio è effettivamente troppo elevato: la parte centrale è fatta quasi totalmente di dialoghi molto tecnici che può capire a pieno solo chi abbia grandi competenze in questo ambito; io, che sinceramente non ne so molto, ho fatto fatica a stare dietro a tante riflessioni scientifiche, e il fatto che queste fossero così tante e che si dilungassero per così tanti minuti mi ha un po' confuso, e ogni tanto anche distratto dai sottotemi politico-sociali. 

Questa ovviamente è solo una mia opinione, ma io avrei eliminato qualche situazione e qualche dialogo non fondamentale per snellire un po' il minutaggio e rendere il film veramente interessante per tutta la sua durata, visto che nella parte centrale il rischio che si corre è quello di annoiarsi. Io personalmente non mi sono annoiato, però bisogna ammettere che ci sono troppe lungaggini.

D'altra parte però, tutte queste implicazioni e spiegazioni danno al film una solidità dal punto di vista scientifico veramente ammirevole, e il tutto in fondo si riunisce perfettamente senza alcun errore di coerenza nella sceneggiatura... e non è semplice riuscire in questo compito.

Ma, a parte questa mia perplessità, tutto il resto rasenta la perfezione: gli attori, sebbene poco conosciuti, sono bravissimi e decisamente affiatati; la fotografia è veramente notevole (specialmente nella scena in cui la dottoressa, guardando la luce rossa intermittente, ha un attacco epilettico); il montaggio è di alto livello, e le scenografie non sentono il peso di 50 anni e riescono a risultare moderne anche oggi (e sono simili a quelle di "Solaris" di Tarkovskij: che Wise abbia influenzato anche il grande regista sovietico?).

In più, la regia di Wise è veramente di classe: impersonale e curatissima, riesce a inquietare e a rendere perfettamente il clima di inesorabile lentezza e la paura di una possibile apocalisse che aleggia per tutto il film. Magistrale poi l'uso dello split screen, che rende perfettamente la sensazione di concitazione che domina per tutta la pellicola.

In definitiva, questo "Andromeda", sebbene qualche minuto e qualche dialogo di troppo, riesce a essere decisamente intrigante ed evocativo, e merita di essere ricordato come un film avanti per i suoi tempi, curatissimo in ogni suo dettaglio nonché dalla forte componente politica, che rende quest'opera un piccolo, inquietante capolavoro sulla preparazione dell'apocalisse...

 

2 Minutes to Midnight, the hands that threaten doom,

2 Minutes to Midnight, to kill the unborn in the womb.

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