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Missione in Oriente

Regia di George Englund vedi scheda film

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La recensione su Missione in Oriente

di massimo45
7 stelle

Un film drammatico del regista George Enklund, prodotto nel 1963, interessante anche per la sua valenza nel descrivere il contesto politico alle soglie della entrata ufficiale in guerra degli Stati Uniti nel Vietnam (1964-1975) al quale chiaramente allude.

Tratto da un romanzo di William J. Lederer e di Eugene Burdick, la vicenda si svolge in un Paese immaginario del sud-est asiatico, il Sarkan, ma ha in realtà come sfondo la Thailandia. Alla lavorazione come consulente politico-culturale fu chiamato lo scrittore e giornalista thailandese Kukrit Pramoj, che nel film recita anche il ruolo di primo ministro di questo stato immaginario: nella realtà nel 1975 egli sarebbe diventato veramente primo ministro della Thailandia.  

Marlon Brando interpreta validamente il ruolo di un ambasciatore americano, McWithe, di recente nomina che non si rende conto della situazione difficile che regna nel Paese la cui parte settentrionale è in mano ai comunisti cinesi mentre in quella meridionale vige un governo impopolare sostenuto dagli Stati Uniti e nel quale serpeggia la rivoluzione. L’ambasciatore americano con ostinazione sostiene il progetto di costruire per i suoi risvolti economici ma anche politici una nuova via di comunicazione verso il nord del paese, non volendosi rendere conto che questo scatenerà una insurrezione in un popolo già ostile alle ingerenze degli Stati Uniti nell’appoggiare il regime di governo militare filo-americano esistente. Il leader popolare rivoluzionario Deong (ben interpretato da Eiji Okada) si allea allora con i comunisti i quali tuttavia, una volta dato inizio alla insurrezione, non esitano poi ad ucciderlo nel momento in cui egli si rende conto dell’onestà intellettuale dell’ambasciatore. Il popolo si accorgerà però con l’assassinio del loro leader di essere stato tradito dai comunisti e si ristabilirà l’ordine in vista di un nuovo regime governativo costituzionale. Nel finale del film l’ambasciatore, con una autocritica in una conferenza stampa, riconosce come il popolo abbia diritto a fare trionfare le proprie aspirazioni democratiche che devono essere accettate dagli Stati Uniti se vuole essere considerato esso stesso agli occhi del mondo un paese democratico.

Nel film trionferanno le aspirazioni democratiche prima che il Sarkan venga devastato ma ben diversa sarà la realtà del conflitto del Vietnam che scoppierà l’anno dopo nel 1964.

Emblematico e simbolico il finale del film, almeno nell’edizione originale, che vede un telespettatore, presumibilmente americano, che si avvicina al televisore per spegnerlo mentre si sta concludendo la conferenza stampa dell’ambasciatore.     

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