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Diario di una schiappa

Regia di Thor Freudenthal vedi scheda film

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La recensione su Diario di una schiappa

di mc 5
6 stelle

In una estate mai così avara di uscite cinematografiche, ci si aggrappa a tutto. Anche a questo filmetto che in sè non è nulla di memorabile, ma che almeno ispira qualche sorriso e segnali di simpatia da opporre a quei demoni gotici ed oscure presenze che ci vengono propinati attraverso blockbuster dei quali qualcuno ha deciso che se non durano almeno due ore e mezza non sono abbastanza fighi. Ma cerchiamo di stare allegri, come sembra dirci il piccolo Greg Heffley (aka La Schiappa) dal cartellone di questo film. Sull'antefatto non mi dilungo, saprete già tutto. Abbiamo in America questo caso letterario di una serie di best sellers firmati da tal Jeff Kinney, in cui si racconta, in forma di simulata autobiografia, di questo undicenne la cui infanzia si sta per aprire sull'adolescenza. Un classico romanzo di formazione che cerca di sfruttare quei meccanismi mentali (peraltro in letteratura già abusati) che si scatenano nella psicologia di un bambino di quell'età alle prese col suo microcosmo fatto per lo più da compagni di scuola e ovviamente dai genitori. Accennavo prima a questi best sellers, i quali hanno  avuto un riscontro tale che qualcuno ha pensato di farci un film, che poi ha spopolato nelle sale americane. Tanto che, a set appena ultimato, già hanno cominciato a girarne il sequel che pare abbia avuto anch'esso esiti molto buoni al box office. Fra parentesi, grazie ad un singolare escamotage distributivo, a distanza di appena una settimana nelle nostre sale uscirà a ruota il secondo capitolo. Chi ha letto il libro, afferma che il film ne rispecchia felicemente lo spirito. Pur nella sua prevedibilità, si tratta di un film con qualche pregio. Innanzitutto è raro vedere una commedia USA divertente senza essere contaminata dalla benchè minima volgarità. E poi io ho trovato questo "piccolo mondo di Greg" di una simpatia a tratti irresistibile. Dunque in controtendenza rispetto ad una  critica che lo ha trattato con gran sufficienza all'insegna del "Tutto qui?". Ma costoro che cosa si aspettavano? Ho letto critiche supponenti che accusano il film soprattutto di ripetitività. Bene. Il film, che peraltro non ha una vera trama, si compone di tanti piccoli episodi, tanti tasselli che si aggiungono alla consapevolezza di Greg, un undicenne che è curioso di scoprire cosa c'è al di là del muro protettivo dell'infanzia. E allora mica ci potevano essere chissà quali svolte o snodi narrativi! No, semplicemente, è tutto un rincorrere piccole scoperte quotidiane, che vanno dai primi confronti con le coetanee fino al mettere alla prova la solidità dell'amicizia che lo lega al miglior compagno di giochi. E' evidente che i sentimenti e i pensieri che il protagonista esprime (la sua voce fuori campo ci accompagna per tutta la durata) sono spesso "basici" ed elementari, ma è proprio questo suo punto di vista, costantemente a cavallo tra l'innocente e il furbetto, che diventa il punto di forza del film, il quale si trasforma così in una minimale ricerca sul senso della vita attraverso gli occhi curiosi di un ragazzino. E qui va detto che la scelta del casting è assolutamente vincente in quanto esso si avvale di una serie di volti e personaggi incredibilmente spassosi. E vorrei ricordare a cinefili e critici spocchiosi che il film rientra a pieno titolo in un filone che ha più volte dimostrato una propria dignità. Quel cinema che ci ha svelato, coi toni diversi della commedia, il mondo inquieto di chi ha paura ma anche urgenza di passare da bambino ad adolescente (potrei citare il glorioso "La guerra dei bottoni" oppure il recente "Il piccolo Nicolas", per sfiorare il ricordo della mia infanzia spesa a nutrirmi della lettura di "Gianburrasca"...). Le gag e le situazioni buffe si susseguono senza sosta e non possono essere qui sintetizzate. Ma ci sono delle trovate talmente azzeccate che non possono essere taciute. Per esempio quell'oscura malattia (la "Formaggite") ispirata ai criteri di una leggenda metropolitana, che vorrebbe considerare un pezzo di formaggio rinsecchito, che giace per strada da tempo immemore, come una sorta di feticcio che rappresenta il Male assoluto. E poi c'è l'idea di un concorso scolastico per vignettisti che, oltre ad innescare una delizioso meccanismo di equivoci e vendette, si collega alla scelta originaria di affiancare (sia nel libro che nel film) ai personaggi una serie di divertenti illustrazioni animate. Un'occhiata rapida al cast. Il giovane protagonista Zachary Gordon, al di là di una facciotta furbetta, non mi è sembrato nulla di speciale. Strepitoso invece il suo compagnuccio cicciotto, Rowley, interpretato da un formidabile Robert Capron, davvero bravo in questo ruolo in cui sembra essersi calato anima e corpo. Ma la gemma luminosa è lei, la sempre più incantevole Chloe Moretz. Ha appena 15 anni, e dunque eviterò malintesi maliziosi, ma lasciatemi dire che la trovo terribilmente sexy. Chloe ha fornito ultimamente ottime prove e io sono pronto a scommettere che presto sarà la diva più graziosa di Hollywood. Concludendo. Questo è un film che va innanzitutto affrontato senza snobismi. E ricordandoci che siamo stati tutti bambini, e ognuno alle prese con problemi (esistenziali e non) più o meno simili a quelli del nostro Greg. Che poi il film non sia un capolavoro, non ho bisogno che nessuno me lo spieghi, che ci arrivo già da solo.
Voto: 7 e 1/2 

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