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Una cella in due

Regia di Nicola Barnaba vedi scheda film

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La recensione su Una cella in due

di mm40
2 stelle

Una cella in due appartiene di diritto alla categoria "Ti dirò, pensavo peggio": quei film che si presentano malissimo e sui quali non si fanno troppe aspettative, ma che riescono a deludere meno del previsto. La pellicola diretta dall'esordiente in lungometraggio Nicola Barnaba, già aiutoregista in numerose fiction tv (soprattutto per Giulio Base e Giorgio Capitani), mostra impietosamente i suoi limiti fin dalla prima scena, che vede i due protagonisti girovagare in mutande per le campagne laziali: due comici di estrazione catodica (Enzo Salvi e Maurizio Battista), volgarotti e mai testati insieme prima d'ora, nè capaci di reggere finora un intero film sulle spalle, mandati allo sbaraglio con pochi mezzi e un copione non proprio esaltante. Eppure Una cella in due non è così brutto come lo si immagina dipinto: è sgraziato, sicuramente, non è granchè equilibrato nella sua netta divisione in due tronconi della trama (fuga e ritorno in prigione, uscita legittima e nuova vita), talvolta inciampa rovinosamente sulle più risapute barzellette (non che i testi dei cinepanettoni vadano culturalmente molto oltre), ma i due interpreti centrali a sorpresa funzionano benissimo e il ritmo non manca: è meglio che niente, il preventivato niente. In sceneggiatura Enzo Salvi si fa aiutare da Luca Biglione, autore di lavori televisivi; e inevitabilmente l'intero approccio della confezione è quello del piccolo schermo; in particine marginali troviamo Jane Alexander e Massimo Ceccherini, come quasi sempre confinato in una macchietta scioccherella, ma anche Melita Toniolo e Sara Tommasi. Morale leggerina, lieto fine garantito, poche o nessuna pretesa di una seria analisi sociale, ma per lo meno Una cella in due parla - col suo tono caotico e cafoncello, ma non troppo - dell'Italia del 2011, fra cinquantenni disoccupati, 'colletti bianchi' maneggioni e via dicendo. Emblematica dello spirito di fondo dell'operazione, la scena di chiusura: Ceccherini con lo sguardo spiritato in camera che urlacchia "Che cazzo me ne fotte!". Fine. 2,5/10.

Sulla trama

Un avvocato intrallazzone e un disoccupato che ha tentato la rapina di una tabaccheria si ritrovano in cella insieme. Coinvolti loro malgrado in un'evasione, fanno di tutto per tornare dentro; quindi scontano la loro pena con un solo sogno in mente: andare in Costa Rica.

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