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Colorful

Regia di Keiichi Hara vedi scheda film

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La recensione su Colorful

di OGM
8 stelle

La vita si impara. Sbagliando. Purapura è un angelo il cui compito è concedere alle anime dei morti una seconda possibilità: un periodo di prova,   della durata di sei mesi, durante il quale ritorneranno sulla Terra, occupando le spoglie di una persona appena defunta. Solo se supereranno l’esame, potranno continuare a vivere anche oltre la scadenza prevista. Al protagonista della storia, un ignoto personaggio maschile del quale nulla ci viene rivelato, è assegnato il corpo di Makoto Kobayashi, uno studente che ha tentato il suicidio assumendo una forte dose di psicofarmaci. Il ragazzo, di cui i medici avevano già dichiarato il decesso, può così risuscitare. La missione dello sconosciuto redivivo comporta la soluzione di un enigma: dovrà scoprire il misterioso “errore fatale”  che lo ha ucciso, e fare in modo di rimediarvi. Solo allora l’obiettivo sarà raggiunto, e Makoto sarà definitivamente salvo. Questo anime giapponese, tratto da un romanzo di Eto Mori, è un viaggio adolescenziale alla ricerca della propria identità e del giusto rapporto con gli altri: i compagni di scuola, l’insegnante, i familiari. Attraverso l’arte – Makoto è una promessa della pittura – le insicurezze assumono la profondità del dilemma esistenziale, nel quale la bellezza è un valore superficiale che sottende significati contrastanti. Prima del drammatico incidente, Makoto ha lasciato, sul cavalletto dell’atelier della scuola, un quadro incompiuto: una tela blu striata da gradazioni solari, in cui spicca la figura di un cavallo, apparentemente sospeso nel nulla. Forse sta volando in cielo, forse sta nuotando in mare, ma, comunque sia, sta puntando verso una grande sorgente luminosa, che sembra nel contempo vicina e lontana. La trasparenza dell’aria o dell’acqua inganna: è un’evidenza che maschera le distanze, nascondendo la difficoltà di un cammino lungo ed incerto, come quello che porta dall’abisso della disperazione al desiderio di rinascita. Per Makoto tutto comincia daccapo, perché, sotto le sembianze di sempre, è una persona totalmente diversa. Lui si sente estraneo a se stesso, dentro una pelle ed un ambiente che non gli appartengono, ed  i suoi amici, suo fratello e persino i suoi genitori stentano a riconoscerlo. Il mutamento è una drastica  interruzione che fa ripartire il discorso dall’inizio, e pone le premesse per costruire tutto ex novo. La fatica che Makoto incontra di fronte alle circostanze più banali della quotidianità (ricordarsi la strada da fare per arrivare al liceo, abituarsi alle pietanze preparate dalla madre) è l’impegno, integrale e rigoroso,  richiesto da ogni percorso di redenzione. Ed è una metafora della crescita, che è un cammino lastricato di scoperte dolorose,  caratterizzato da un curiosità che apre il cuore e gli occhi sul mondo, ma li espone alla sofferenza ed alla delusione. La radicalità dell’azzeramento è una crudeltà imposta in partenza, che riduce l’individuo ad una condizione di assoluta incapacità: uno stimolo a sfoderare le proprie forze, e a capire ogni cosa dal principio, senza avvalersi delle false credenze del passato.  Makoto è costretto a crearsi la propria visione della realtà in assenza di pregiudizi, prendendo, per esempio, l’aspetto seducente di Hiroka e l’atteggiamento bizzarro di Shouko come spunti per indagare oltre, per vederci chiaro in quella strana compresenza di opposte suggestioni all’interno del ristretto panorama umano della sua classe. Le sfide principali sono rappresentate dal contrasto e dall’ambiguità: e questi sono esattamente i termini – ottici, prospettici, interpretativi - entro i quali si gioca il duttile rapporto tra un quadro e il soggetto raffigurato. Hiroka è una splendida ragazza, ma si prostituisce a uomini maturi per potersi permettere abiti ed accessori di lusso. Sua madre è una donna premurosa e paziente, però tradisce il marito con il maestro di ballo. Le contraddizioni sono l’aspetto più inquietante della vita, perché si sottraggono subdolamente  alla possibilità di un giudizio. Sono definibili solo indirettamente, attraverso concetti sfumati, inseriti per continuità tra le tonalità preesistenti. Si colgono soltanto tramite quella facoltà che, all’interno della coscienza, è il corrispettivo morale della sensibilità pittorica. Le persone non sono a tinta unita. Siamo di tutti i colori. Ed è bello averli tutti. Colori belli, colori disgustosi. Così dice Hiroka ad un incredulo Makoto. E Purapura, di rincalzo: Vivere significa aggiungere sempre nuovi colori. Conservali tutti, Makoto. E fai della tua vita un bel dipinto.  

 

Il titolo Colorful sembra alludere ad una fantasmagoria cromatica: invece questo cartone ha i toni delicati del dormiveglia, in cui tutto è come avvolto nella nebbia.  L’intensità della luce va cercata dentro la sostanza occulta della vita, dove i chiaroscuri dapprima confondono le idee, ma poi invitano ad aguzzare lo sguardo, per poter comprendere davvero, fino in fondo.

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