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L'estate di Martino

Regia di Massimo Natale vedi scheda film

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La recensione su L'estate di Martino

di giancarlo visitilli
8 stelle

Non si esce vivi dagli anni Ottanta. Non lo credono soltanto i parenti delle vittime di quella tragica estate che vide decine di famiglie piangere i propri cari, quelli della strage di Ustica prima e quelli dell’attentato alla stazione di Bologna, poi, a cui la pellicola è dedicata. Tra l’altro essi vivono ancora l’ingiusta sconfitta dei perdenti, in fatto di giustizia italiana.

Durante quello stesso anno, Martino ha quattordici anni. Un’adolescenza come tante, fra le sconfitte, le amicizie, gli amori e le prime esperienze, fra cadute e risalite. Anzi Martino, rispetto agli altri suoi compagni, ha una missione importante: deve recuperare quanto manca per raccogliere le tragedie di un’umanità che sembra annegare.

Proprio durante le sue vacanze, con la comitiva del fratello maggiore, Martino, passeggiando lungo la spiaggia, nota tre soldati americani impegnati a fare surf nel tratto di costa controllato dalla Nato. E’ attratto dalla loro destrezza e, penetrando di soppiatto nella zona militare, si imbatte nel capitano Jeff Clark. Inizia così la storia di un'amicizia insolita, che cresce di pari passo alle lezioni di surf e che si fa motore di un amore adolescenziale meravigliosamente desiderato.

Il giovane regista, Massimo Natale, al suo debutto dietro la macchina da presa, costruisce un film, ben montato, ma soprattutto ben diretto e girato (la sequenza dello sbarco del gommone americano e la sensazione di ogni spettatore di sentirsi parte dell’equipaggio è estremamente reale, alla maniera delle lezioni sulla tavola da surf), attraverso tanti sottotesti, tutti contenenti le classiche figure retoriche, tipiche della poesia: dalla metafora del surf, qui praticato da Martino e dal capitano Clark, per imparare a superare le proprie insicurezze e i propri fantasmi, cercando di rialzarsi sempre e comunque, ma anche la stessa fiaba di Dragut, legata all’infanzia di Martino, diventa l’essenza di personificazioni assolutamente determinanti nella vita dell’adolescente, specie quella della madre. Lo stesso Martino/Dragut personifica la capacità di sfidare ogni onda e tempesta, in compagnia di un amico che ‘rema’ sempre accanto a lui: "Per riuscire a stare in piedi sulla tavola servono pazienza e disciplina. Come per tutte le cose difficili”. Il tutto costruito attraverso il continuo passaggio passato/presente, favola/realtà, tragicità e leggerezza della vita.

Ambientato sulle coste della Puglia, L’estate di Martino è un lavoro molto intenso, sebbene (e per fortuna) Natale riesca a raccontare l’adolescenza, non in modo convenzionale, al modo di chi preferisce far volare gli imbecilli quattordicenni dei lucchetti sempre a certe altezze, sorvolando in realtà egli stesso l’importante significato di un’età così intensa. L’estate di Martino racconta l’adolescenza con la stessa delicatezza ch’è solo dei poeti, conoscitori del vero senso di un’età la cui poeticità e allo stesso modo crudezza, non tornano più come allora. Lo dimostrano i tanti silenzi di Martino e la sua grande capacità di osservare, senza timore, l’amore, la perdita, l’amicizia e la sconfitta. Eccelle Martino anche per la capacità, non assolutamente insolita fra gli adolescenti, di nascondere i suoi problemi anche al suo amico Clark. Ma L’estate di Martino è importante anche per il messaggio politico, costruito intorno a quegli “anni di piombo” e ancora gli echi della guerra fredda. Lo stesso padre di Martino è infatti un operaio comunista, severamente convinto che la strage di Ustica sia stata provocata dagli americani.

Buono anche il lavoro degli e con gli attori molto giovani e pressoché esordienti. Su tutti, l’‘attore‘ che eccelle in questo film é il mare. Costantemente presente e pretesto per immaginare la possibilità di una crescita che non riserva vento a poppa. Anzi, ricorda la condizione di naufraghi. A cui non mancano i mari in tempesta e i corsi e ricorsi delle gigantesche onde.

Giancarlo Visitilli

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