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Immaturi

Regia di Paolo Genovese vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su Immaturi

di Paul Hackett
2 stelle

Per favore non nominate invano "Il Grande Freddo" e lasciate stare anche "Compagni di scuola": con i due film citati "Immaturi" ha in comune solo l'impianto corale, per il resto i tormentati bilanci esistenziali di Lawrence Kasdan e l'umorismo nero e il disilluso cinismo di Carlo Verdone sono lontani anni luce. La pellicola di Paolo Genovese è semplicemente penosa da qualsiasi punto di vista: una insostenibile rassegna di banalità e luoghi comuni che lascia attoniti per la totale mancanza di guizzi, di spunti di riflessione o almeno di un qualsiasi motivo d'interesse. Genovese avrebbe potuto dirigere il classico film sul "come eravamo", sfruttare il "filone nostalgia" nel solco di operine garbatamente populiste come "Notte prima degli esami", oppure raccontare le amarezze e le disillusioni di una generazione incasinata, magari premendo sul pedale dell'ironia pungente: sarebbe venuto fuori un filmetto facile e un po' ruffiano, ma gli spunti sarebbero stati innumerevoli. Invece ha scelto la strada più piatta e furbetta: raccontare una storiella patinata, buonista e drammaticamente inconsistente, per di più fastidiosamente ambientata nel salotto buono di quarantenni benestanti, viziati e privi di qualsiasi problema reale. Ma poi chi sono i protagonisti di questo racconto corale? Ecco la rassegna di personaggi macchietta che vorrebbero essere emblematici ma che finiscono per essere risucchiati dal buco nero della loro totale inconsistenza: Ambra Angiolini è una cuoca sesso-dipendente in terapia e indecisa se cedere alle profferte amorose di un giovane collega (certo... son problemi), Barbora Bobulova è una mammina separata in carriera che cerca disperatamente di trovare lo slogan giusto per alzare le vendite di una zuppa surgelata e, nel frattempo, cercare di conquistare la vecchia fiamma del liceo (tutto molto bello), Raul Bova un antipatico psichiatra in crisi alla notizia di dover diventare padre (estremamente originale), Luca Bizzarri un eterno Peter Pan (poteva mai mancare?), Paolo Kessisoglu un arrapato cronico (l'ennesimo cliché). L'unico personaggio che, soprattutto grazie ai duetti con il bravo Maurizio Mattioli, riesce a strappare qualche risata è il bamboccione interpretato da Ricky Memphis. Ma i guai del film non si limitano alla banalità dei personaggi interpretati: la sceneggiatura è completamente assente, lo spunto inziale dell'esame di maturità da dover sostenere ex novo è soltanto un mero espediente per permettere ai protagonisti di interagire e gigioneggiare per un'ora e mezza senza un reale perché (da brividi la sequenza della coreografia sulle note di "Atlas Ufo Robot": una delle scene più penose alle quali mi sia capitato di assistere da un bel po' di tempo a questa parte). Altro particolare abbastanza imbarazzante è la presenza, fitta e continua, di marchi e aziende in bella evidenza, come non si vedeva dai tempi delle commedie all'italiana degli anni '70, con le loro bibite Pejo, i Fernet e i Punt e Mes che spuntavano da ogni inquadratura. Piatta e televisiva la regia di Paolo Genovese che, dopo il gran successo del film di Aldo, Giovanni e Giacomo, si propone come nome nuovo del cinema leggero italiano (figuriamoci come siamo messi). In realtà in giro c'è una generazione di (più o meno) giovani registi (Genovese, Miniero, Brizzi, Nunziante, ma anche lo stesso Veronesi con i suoi agghiaccianti manuali d'amore) che ha trovato la formula giusta per fare breccia nel cuore (e nel portafogli) del pubblico: raccontare storielle semplici e rassicuranti, dirette discendenti delle fiction televisive con le quali negli ultimi anni si è massificato il gusto degli spettatori, evitando accuratamente le volgarità e fuggendo come la peste qualsiasi intellettualismo o tentativo di introspezione. Il risultato sono filmetti come "Immaturi", che riempiono le sale di gente che si diverte ed esce dal cinema inspiegabilmente soddisfatta. Che posso dire: può darsi che sia io a non aver capito nulla, ma la mia idea di cinema, grazie al cielo, è lontanissima da questa robetta... se non si è capito il mio voto è pessimo.

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