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Buried. Sepolto

Regia di Rodrigo Cortés vedi scheda film

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La recensione su Buried. Sepolto

di pazuzu
2 stelle

Buried si candida, insieme a Splice, al ruolo di bufala dell'anno. Il tam tam pubblicitario cita a supporto del film i giudizi entusiastici di critici che gridano addirittura al capolavoro. Niente di più falso: Buried è un esperimento che può definirsi fallito sotto ogni punto di vista. L'azzardo del regista, lo spagnolo Rodrigo Cortés, è quello di voler girare un thriller ambientandolo interamente in una bara e (quindi) con un unico protagonista. La trama (se così la si può chiamare) è presto detta: un uomo si sveglia imbavagliato e chiuso in una cassa da morto con in dotazione un accendino e un telefono cellulare (rispettivamente Zippo e Blackberry, che ringraziano). Questo è quanto. Scopriremo presto che si chiama Paul Conroy, che è un autotrasportatore statunitense impiegato in Iraq, che il suo convoglio è stato attaccato presso Baqubah da gente del posto, e che non ricorda nient'altro.
E non succede nient'altro.
Solo parole, parole, parole, con il protagonista sempre al telefono, ora a conversare con il sequestratore, ora con l'agente che dovrebbe aiutarlo ad uscir fuori, ora con qualche burocrate particolarmente ottuso, ora con la segreteria telefonica della moglie che non c'è mai, e così via, alternando con costanza scene semplicemente inutili (quella del serpente) ad altre palesemente ridicole (l'ultima telefonata col datore di lavoro) oppure involontariamente comiche (quella con la madre anziana e demente). Tutto senza rinunciare alla solita buona dose di retorica spicciola.
Buried
è un bluff colossale, una noia mortale, un film di inaudita piattezza che procede per inerzia poggiandosi su una sceneggiatura totalmente vuota e raffazzonata che diluisce in oltre 90 minuti un'ideuzza buona per un corto di 15, nel quale il regista pensa di generare tensione muovendo la telecamera come un ossesso e chiedendo al malcapitato protagonista Ryan Reynolds di agitarsi il più possibile. Ma tutta questa frenesia non paga, perché il film di Rodrigo Cortés fallisce anche laddove sembrava impossibile fallisse, ossia nel comunicare senso di oppressione. Non c'è tensione, non c'è claustrofobia, solo sbadigli. Tanto che allo strombazzato colpo di scena finale (in realtà veramente poca cosa) ci si arriva senza fiato, sì, ma per la fatica. E fa ancor più rabbia che questo patetico raggiro chiamato Buried, sia stato perpetrato col supporto di uscite discutibili come quella contenuta nell'ultima delle didascalie che campeggiano sulla locandina italiana, in cui quelli di Access Hollywood, nel definirlo "un thriller intelligente pieno di colpi di scena", riescono a sostenere (restando seri) "che renderebbe orgoglioso Alfred Hitchcock". Il Maestro del Brivido si sta rivoltando nella tomba.

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