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Draquila. L'Italia che trema

Regia di Sabina Guzzanti vedi scheda film

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La recensione su Draquila. L'Italia che trema

di lamettrie
9 stelle

Un grandissimo film, un documento di storia contemporanea. Il rigore storico è garantito: non ci sono illazioni, non c’è nulla che non sia debitamente giustificato sulla base di prove storicamente attendibili.

Gli aspetti più orribili riguardano la voluta sottovalutazione dei rischi del terremoto, per far vedere che i problemi in Italia non ci sono. Dopo il terremoto arriva la preoccupazione , che serve solo a guadagnare da ladri, cioè guadagnare aggirando le leggi: ciò era possibile allargando le maglie dell’emergenza, come è stato fatto.

Non c’è nessun reale rispetto delle vittime, da parte della autorità della Repubblica italiana; più che altro, c’è la loro profanazione. Peraltro, il film ha l’onestà intellettuale di lasciar parlare (senza interromperlo, né oscurarlo!) chi lì aveva una buona opinione di Berlusconi. Ma uno dei pregi della pellicola è mostrare la dittatura, ovvero l’impossibilità di esprimere un motivato dissenso, e grave, da parte di chi subiva il modo in cui era stata gestita la situazione. Lì siamo veramente alla dittatura fascista terzomondista, quella di chi impedisce di esprimere il cittadino, e si rifiuta di rispondere quando il cittadino gli chiede: «Perché lo fai? Non lo potresti fare, in realtà, leggi alla mano». Gli striscioni di legittima protesta rimossi sono da antologia. Queste dittature odierne, da seconda metà del XX secolo, appaiono più morbide solo perché hanno dalla propria parte dei mass media che prima non esistevano. Ora basta creare ad arte, magari anche pagandola come negli studi tv,  una piccolissima platea entusiasta, e mostrare che esiste solo quella roba lì; e ciò riesce anche perché si riesce a nascondere una platea ben più grande, che ha giusti motivi di lamentarsi. L’orrore della televisione, che ormai da almeno tre decenni non necessità più di dimostrazioni,  si mostra tale proprio per questi aspetti: serve a mostrare quel che interessa alla classe dirigente criminale, e permette di ignorare quanto di vero interessa che non appaia a tale classe dirigente criminale. Sperando che inizi ad esserci, e soprattutto che esista solo, una classe dirigente non criminale! Che infatti continui ad esserci una classe dirigente criminale comporta danni morali (ma anche materiali! Si diventa più poveri e deprivati di diritti) gravissimi per il pubblico, più che altro per i cittadini e quindi gli elettori, come il film dimostra.

Ma in Italia la maggioranza ha sempre voluto queste cose; nel migliore dei casi, ha voluto cose leggermente meno raccapriccianti, ma comunque nella media sempre raccapriccianti, come questa. Si è sempre adeguata al peggio. Quindi la gigantesca menzogna di Berlusconi, ma anche del centrosinistra da almeno sei anni a questa parte (non a caso c’è molta più alleanza che non attrito sui punti grossi, tra centrodestra e centrosinistra), può passare più facilmente. È una menzogna oscena, dal punto di vista della deontologia del giornalismo, e dei doveri verso la verità che ogni stato degno di tal nome impone ai suoi cittadini. Ma è una menzogna che in Italia ha sempre trovato, per quieto vivere, disposti a  crederla ben più del 50,1% degli aventi diritto al voto.

La Chiesa ha le sue responsabilità storiche, in questa accondiscendenza alla menzogna del potente; il film mostra come tante grandi opere, non tali, e tali personaggi influenti, per quanto poi dimostratisi criminali, siano passati anche attraverso i piani alti del Vaticano.   

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