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Il marito della parrucchiera

Regia di Patrice Leconte vedi scheda film

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La recensione su Il marito della parrucchiera

di LorCio
8 stelle

«Antoine, cosa vuoi fare da grande?», chiede il padre al figlio. «Voglio sposare una parrucchiera» e si becca una sberla. Eppure, nonostante il contrasto col genitore, il bambino – che andava in visibilio per le forme di una procace parrucchiera morta prematuramente – ormai cresciuto si sposa con la bella e misteriosa acconciatrice Mathilde. L’idilliaco amore, tra una danza e uno shampoo, si sviluppa dolcemente per un decennio, finché la paura di perdersi ha il sopravvento.

 

Patrice Leconte attinge probabilmente ai ricordi d’infanzia in questa colorata e sgargiante commedia dall’erotismo raffinato, silenzioso, estremamente pudico. Non era illustrare una passione carnale senza cadere nella volgarità più blanda: il miracolo di questo godibile e veloce film d’altri tempi sta proprio in quella notevole capacità di rimanere sempre sul filo delicato della poesia senza mai cadere affondando nella pornografia.

 

Il tema, infatti, è alto e intimo, l’amore come passione (carnale sì, ma anche cerebrale) senza riserve, e Leconte lo espone alternando momenti di tranquillo godimento ad altri di morbida ebbrezza, muovendosi su un registro polifonico in cui si passa dai toni brillantemente umoristici ad altri irrimediabilmente malinconici. L’addio di Mathilde, difatti, trasmette non poca tristezza, anche perché è un film dall’ottica di lui. Grandioso Jean Rochefort, tenero e buffo anche come provetto ballerino, e sorprendentemente straordinaria una giovane e sensuale Anna Galiena.

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