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Cado dalle nubi

Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su Cado dalle nubi

di Paul Hackett
6 stelle

Un tamarro si trasferisce dalla provincia pugliese a Milano per superare il trauma di essere stato mollato dalla fidanzata storica e realizzare il sogno di sfondare nel mondo della canzone... riuscirà nei suoi intenti? Con il rischio di sembrare monotono, per questa mia recensione riciclerò buona parte dei concetti che avevo espresso quando avevo opinato "Che bella giornata", l'opera seconda della premiata ditta Nunziante-Zalone. Nato sul palcoscenico di Zelig, il comico pugliese ha sbancato il botteghino al cinema al primo tentativo con "Cado dalle nubi", per poi bissare il successo con "Che bella giornata". I motivi di tanto successo sono molto semplici: Zalone fa ridere e può contare sul notevole traino dell'enorme successo guadagnato grazie alla tv (se ci pensate bene, stessa cosa accadde con Aldo, Giovanni e Giacomo). Il tamarro zaloniano, ignorante, furbastro, mammone, sfaticato e profondamente italiano nella sua apparentemente caricaturale caratterizzazione, appartiene ad una antica tradizione della nostra commedia che, partendo da Alberto Sordi arriva fino a Carlo Verdone e Diego Abatantuono. Si prendono in giro gli italici vizi ma nello stesso tempo gli si fa l'occhiolino indulgenti, con il rischio di far passare per "simpatici" endemici difetti dei nostri connazionali, come l'ignoranza, l'opportunismo e la disonestà (molto divertente ma anche estremamente preoccupante il racconto di Zalone sul tizio che, quando vuole andare in vacanza, presenta certificato medico e, in questo modo, "sta girando il mondo in malattia"). "Cado dalle nubi" è un filmetto spassoso, pieno di gags divertenti ma privo di una vera e propria trama, come un agglomerato di sketch comici intervallati da numeri musicali (peraltro esilaranti) con un vago filo conduttore: Checco Zalone è una simpatica faccia di bronzo ed è ben sorretto da un ottimo cast di contorno, da Dino Abbrescia alla graziosa Giulia Michelini fino  a Fabio Troiano e Ivano Marescotti. Tre stelle.

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