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Il rifugio

Regia di François Ozon vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il rifugio

di laulilla
8 stelle

Il tema delicato della maternità, trattato con intelligenza e umanità da François Ozon, che, come altre volte, si interroga sul ruolo maschile e femminile, con una riflessione ricca di affettuosa partecipazione umana e culturale.

 

 

Due giovani parigini, Mousse (Isabelle Carré) e Louis (Melvil Poupaud) si amano da tempo e da tempo si drogano, senza difficoltà, perché, essendo ricchi, non sono costretti a rubare o a prostituirsi.

I loro privilegi sociali, però, non li rendono invulnerabili: dopo l’ennesima assunzione di eroina il fisico di Louis non regge. Si salverà con difficoltà, invece, Mousse, che all’ospedale apprenderà di essere incinta.

È l’antefatto del film, che si chiude con i funerali di Louis e con un breve e freddo incontro fra Mousse e la madre di Louis (Claire Vernet) che le promette aiuto nel caso decidesse – le sembrerebbe ovvio – di abortire.

 

In seguito il racconto del film si sposta sulle spiagge basche, tra la Francia e la Spagna, in un paesetto dove Mousse, che non ha abortito, intende trascorrere in pace la propria gravidanza.

Questa seconda parte del film è disseminata di indizi che rivelano che il rapporto di Mousse con la maternità è quanto meno problematico e che è comunque separato dalla saldissima convinzione (che mai l’abbandona) di portare a compimento la gravidanza: le motivazioni di questa sua scelta sono umane e, insieme, molto contraddittorie.

Mousse, infatti, vorrebbe far rivivere nel proprio corpo, almeno per un po’, Louis, che non c’è più; è, inoltre, curiosa di vedere la nuova creatura, di capire a chi assomiglia, come avrà gli occhi…motivazioni, insomma, simili a quelle di altre donne, ma accompagnate da una particolare inquietudine, che diventa profonda dopo un casuale incontro sulla spiaggia, con una donna un po’ esaltata che le aveva prodigato consigli sul suo futuro ruolo materno.

 

L’aveva raggiunta il fratello gay di Louis, Paul (Louis-Ronan Choisy), che aveva stabilito con lei un rapporto inizialmente conflittuale, poi sempre più affettuoso: entrambi soli e poco accettati dal resto della società; un gay e una drogata, che non ha ancora deciso se e quando smettere.  Rivelazioni inattese sulla madre di Louis  e Paul; confidenze reciproche... Paul desidererebbe davvero l’affetto di un figlio, mentre Mousse aspira ancora a vivere in piena libertà e non si sente pronta, per il momento, a fare la madre.

 

 

 

 

 

Il film indaga sul ruolo materno, ponendo il problema se abbia ancora senso che, in un mondo nel quale la condizione dele donne è profondamente cambiata, la funzione materna debba continuare a essere considerata una prerogativa esclusivamente  femminile, o se, indipendentemente dal sesso, uomini dotati di sensibile e affettuosa tenerezza non siano altrettanto degni di occuparsi dei bambini.


La domanda parrebbe una provocazione intellettuale e culturale del regista, ma diventa, in questo caso, un film commovente e poetico, interpretato in modo convincente sia dal giovane Paul, cui si devono le musiche del film – nella vita è musicista – sia  da Isabelle Carré, incinta per davvero al momento del tournage, umanissima Mousse.

 

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