Regia di James McTeigue vedi scheda film
Grossa delusione, ma con la D maiuscola, questo Ninja Assassin che si presenta con un interessante prologo (grandguignol a go go, pur se in computer grafica) e soprattutto vede alla regia quel James McTeigue che ha diretto uno dei pochi film del nuovo millennio capaci di fare epoca. Il riferimento va a V per Vendetta. Come non bastasse troviamo alla produzione i fratelli (o cosa diavolo sono) Wachowski, celebri per quel capolavoro che è Matrix e che già erano alla produzione di V per Vendetta. Lecito attendersi, come minimo, un buon film, anche perché lo sceneggiatore arriva da un film di Clint Eastwood (Changeling) con tre nomination all'oscar (e nomination al premio BATFA per la migliore sceneggiatura originale). Invece esce fuori un aborto che neppure negli Z-movie. Un prodotto pessimo fin dalla costruzione concettuale, forgiato sul niente. A parte l'indottrinamento e l'allevamento dei ninja, con trovate molto "Tana delle Tigri", il film non propone altro. Interessante sul versante visivo (per scenografie e fotografia), con McTeigue che prende dal suo film di debutto le scene d'azione, come se queste fossero il punto di forza della sua opera (sorretta da una sceneggiatura filo-anarchica memorabile), e le esaspera alla Tarantino versione Uma Thurman vs i Crazy 88. Se Tarantino però si limitava a una sequenza omaggiante il cinema di Hong Kong, McTeigue prosegue per tutto il film con un numero di morti ammazzati che nemmeno nei western di Demofilo Fidani. Sangue che spruzza in aria a ettolitri, teste decapitate, ferite che porterebbero a morte istantanea chiunque, ma che nel caso del protagonista non gli impediscono di correre, saltare e uccidere da solo un plotone di suoi colleghi ninja che, poco prima, hanno demolito un intero commando di militari armati di mitragliatrici e quanto di dotazione. Roba da far impallidire, al confronto, Rambo e Chuck Norris messi insieme. Se il primo tempo tiene un po', alla distanza il film collassa nel nulla di fatto. La responsabilità principale ricade nel pessimo soggetto (tendente all'assente) che, guarda caso, non porta la firma di J. Michael Straczynski, ma di un perfetto sconosciuto (Matthew Sand). Si salvano i combattimenti tra le fiamme e le capacità acrobatiche del protagonista (Rain), ma vedere il film non è assistere alle gesta di un videogioco versione Mortal Kombat con i vari Sub Zero, Scorpion e Reptile. Per il budget e i nomi coinvolti, pessimo.
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