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È complicato

Regia di Nancy Meyers vedi scheda film

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La recensione su È complicato

di mc 5
4 stelle

Locandina e trailer di questo film non promettevano nulla di buono, data anche la mia naturale ritrosia di fronte al genere della pellicola, eppure ho voluto vederlo mosso da ottimistica curiosità, dopo aver letto diverse recensioni positive. Risultato: in ambito di commedia sentimentale americana, uno dei film più INUTILI ed inconsistenti che abbia mai visto. E c'è una cosa che mi ha infastidito e che grida vendetta: il macroscopico contrasto tra la mostruosa bravura (davvero ai limiti dell'umano) di Meryl Streep e tutto il sapore di Immensa Sciocchezzuola che avvolge l'intera opera in modo insopportabile, un retrogusto sciocchino e vacuo che contamina tutto, dalla sceneggiatura ai personaggi e ai dialoghi. Considerate che per tutte le due interminabili ore (davvero stiracchiate!) non succede assolutamente una mazza, se escludiamo cinguettii, mossettine, sorrisini, mugugnetti . Le schermaglie amorose, che dovrebbero essere motore dell'opera nonchè cifra stilistica dell'autrice, sono imbarazzanti nel goffo tentativo di renderle "birichine" e spiritose. Incredibile come in un tale modestissimo contesto la Streep riesca a fare miracoli. Intendiamoci, la divina Meryl interpreta un ruolo anch'esso caratterizzato da inconsistente "sciocchineria", ma accidenti, con quanta magistrale tecnica d'attrice riesce ad esprimersi. Però, lo ripeto, fa male al cuore vedere un'attrice immensa sprecarsi e buttarsi via in una minchiata del genere! E ci sarebbe da schiumare di rabbia pensando al suo magnifico ruolo nel quasi capolavoro "Il Dubbio", opera che generava un godimento dei sensi nel cinefilo che la ammirava sbalordito gareggiare in bravura con Philip Seymour Hoffman. Ora, chiudete gli occhi, pensate per un attimo al suddetto Seymour Hoffman, e subito dopo pensate a quell'oggetto umano informe che è oggi Alec Baldwin: provateci, e trarrete voi stessi le vostre conclusioni. La Streep possiede ormai una tecnica e un'esperienza tali (osservatela nei primi piani!) che ogni muscolo del suo viso e soprattutto i suoi occhi sono un monumento all'arte della recitazione. Un'arte che nemmeno una commediola irrilevante e senza nerbo come questa potrà mai scalfire. Prendiamo i dialoghi fra la Streep e Baldwin, troppi. Essi evidenziano impietosamente la disparità di livello artistico fra i due attori. Lei: straordinaria e vibrante. Lui: espressivo come un baccalà fritto (o come una trota, se preferite). In certi momenti pare di assistere ai dialoghi di certe famiglie americane di centomila sit-com televisive (e vi assicuro che non è affatto un complimento!). Ho accennato alle sit-com. Ecco, io prenderei spunto da qui per affrontare un discorsino a cui tengo molto. Nel film c'è un momento in cui i due protagonisti, durante uno dei tanti loro convegni amorosi, sono a letto che fanno colazione e stanno guardando alla tv quella formidabile icona dell'intrattenimento televisivo USA che è Oprah Winfrey. Icona della quale peraltro la gran parte degli italiani ignora l'esistenza. Cosa voglio dire? Semplice. Questo non è che un elemento minimo di un tema culturale molto più ampio. Il cinema americano esporta i suoi prodotti in tutto il mondo, dal thriller all'action, dal "detective" all'horror, ma quando incappa nella commedia sentimentale mostra dei limiti culturali sui quali varrebbe la pena soffermarsi. Posto che le commedie in questione ci propongono per lo più vicende famigliari aventi come sfondo -ovvio- la società americana di oggi, ebbene le suddette commedie rappresentano un grumo di implicazioni mediatiche e culturali che noi europei non percepiamo come "nostre", ci sono estranee, e delle quali poco ci importa. E questo è un dettaglio importante perchè, in ambito di commedia o di prodotto comico di massa, la naturale conseguenza di ciò che sto dicendo è che un buon 50% delle allusioni o dei riferimenti socio culturali evocati in queste commedie, noi europei non riusciamo a coglierlo. Col risultato pratico che le masse che riempiono le multisale nei nostri "sabati italiani" per commedie come questa che sto recensendo, diciamo che il film "se lo fanno piacere" anche se in realtà circa la metà del potenziale comunicativo ne va dispersa e sprecata. Già percepisco un'obiezione: "ma tu davvero pensi che in piena globalizzazione una commedia sentimentale made in USA non possa essere goduta anche da un francese o da uno spagnolo, per non dire da un italiano?". Ebbene, ribadisco e confermo la mia tesi. Un certo "pacchetto culturale" che questi film ci propongono (impongono?) non riesce ad essere UNIVERSALE, in quanto ancorato ai tic, ai vizietti culturali, alle consuetudini sociali, etc. degli americani. Dal mio ragionamento sono esclusi generi come il thriller o l'action, o anche i film di denuncia civile (per svariate ragioni che non ho lo spazio per approfondire). Insomma, le commediole americane -c'è poco da fare- DANNO PER SCONTATA una realtà che a noi europei giunge filtrata, sbiadita, poco comprensibile. Per assurdo posso ipotizzare che se io fossi americano probabilmente mi sarei divertito come un matto a vedere questo film, ma invece sono emilianoromagnolo (e me ne vanto!) e la mia reazione è stata quella che è stata. Scusate la digressione, ma mi sembrava necessaria. Tema centrale del film (tema non poco furbetto che sicuramente accalappierà l'attenzione "birichina" del pubblico da multisala) è il risveglio dei sensi di due sessantenni divorziati che, complice l'infelicità accumulata dopo la separazione, decidono di rimettersi insieme. In un tripudio di gag banali e stupidotte e di battute che, a voler essere gentili, sono ridicole. Nel vedere lei fibrillare indecisa tra due corteggiatori il cui appeal è a dir poco discutibile, e lui carico di ardori ormonali, il pubblico del sabato sera si spancia dalle risate, mentre a me tutto ciò evoca solo mortificante imbarazzo. Ma andiamo più nel dettaglio. Sono certo (dato che -come si usa dire- "conosco i miei polli") che il sopra evocato popolo bue proverà tenerezza e simpatia per i tre ragazzi (più un fidanzatino a mò di "famiglia allargata") figli della coppia divorziata. E invece io, guarda un pò, li avrei presi a randellate. Essi rappresentano (intendo proprio a livello fisico, estetico, di pelle) esattamente quei giovani-bene, quei figli (tutti naturalmente carucci e tanto bellini) classici di  famiglia ricca o benestante, coi corpicini lisci e levigati che rispecchiano il benessere in cui nuotano. Insopportabili, nel loro "perfettino-carino-tenerino-style". Ma le randellate di cui sopra sono nulla rispetto a ciò che farei a quel gruppo di amiche-coetanee della protagonista. Quelle le affronterei con un bazooka o armato di lanciafiamme. Immaginatevi questi "raduni" in cui una decina di tardone una più mentecatta dell'altra si confessano scambievolmente le proprie insoddisfazioni sessual-esistenziali. E a tal proposito, giusto per aggiornarvi circa il livello delle conversazioni di queste galline giulive ve ne riporto qui un estratto. "Ma lo sapete che ho letto da qualche parte di una donna che a causa di una astinenza sessuale troppo prolungata la vagina le si era completamente chiusa?". E giù gridolini di stupore fra le conviviali sullo schermo, che poi rispecchiano le risatine divertite del pubblico femminile in sala....in una sorta di percorso circolare dell'idiozia tra schermo e platea. Pare che questa regista, tale Nancy Meyers, sia ormai specializzata nel raccontare in chiave spiritosa l'universo femminile. Beh, allora temo che io e la signora Meyers abbiamo idee sul cinema (e -presumo- anche sulla vita) irreparabilmente diverse. Il cast. Detto di una Meryl Streep immensa nonostante tutto, e di un Alec Baldwin tristemente imbarazzante come un palo della luce, resta solo da dire di uno Steve Martin mai visto così sottotono (fra l'altro Martin è uno dei miei miti e quindi mi spiace doppiamente per questo suo passo falso). E vorrei concludere riportando un paio di estratti da una delle pochissime recensioni negative al film, quella di Laura Croce su "Cinematografo.it". "Ogni tanto sembra una puntata non proprio eccellente di Sex and the City per signore". L'ottima Croce  dà poi del film una definizione semplicemente geniale perchè azzeccatissima nella sua splendida sintesi: "UN EXCURSUS NELLE PATURNIE DELL'ALTA BORGHESIA AMERICANA OVER 50".
Voto: 4

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