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Halloween II

Regia di Rob Zombie vedi scheda film

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La recensione su Halloween II

di mc 5
8 stelle

Stiamo ai fatti. Su "Repubblica", nella rubrica di cinema che compare ogni venerdì, di questo film non c'è traccia. Vabbè, per loro, per i critici paludati, di fronte a una Buy o ad un Judd Apatow (wow l'uomo nuovo di Hollywood, che culo!), come si suol dire "ubi maior minor cessat". E dunque senza minimamente scandalizzarmi ho posato il quotidiano e mi sono collegato al pc. Mi dirigo sicuro sul sito "MoviePlayer" ma anche lì nessuna recensione; poi mi sposto su "FilmUp": uguale. Ci provo anche con "Filmfilm.it": pure lì Rob Zombie totalmente ignorato. E allora qualche sospetto comincio ad averlo. Nulla che possa far pensare ad un complotto, ci mancherebbe. Solo la timida ipotesi che Mr. Zombie stia sulle palle alla gran parte dei critici. (Da parte di costoro) puzza sotto il naso? Può darsi. Signori critici prima di tutto, cosa vi ha fatto di male Rob Zombie? Lo trovate ostico? Insopportabile? Beh, il vostro mestiere vi porta ad occuparvi di pellicole anche esotiche delle più svariate provenienze (certe minchiate coreane!) verso le quali vi armate di pazienza e di umiltà e vi cimentate in disquisizioni ardue e in voli pindarici attraverso culture e territori ignoti aprendo squarci tra nebbie culturali apparentemente impenetrabili....e non ve la sentite di affrontare un horror firmato da un mattacchione di artista americano??!. Liberissimi di considerarlo un cinema "basso", ma secondo me il problema siete voi e non il più che dignitoso cinema di Rob Zombie. Allora, a questo punto, il sottoscritto si toglie la maschera e dichiara di essere un fan di questo cineasta e di provare un divertimento infinito ogni volta che assiste alla proiezione di un suo nuovo film. Chiaro - va da sè- che i Maestri del Cinema hanno ben altri nomi, eppure esiste un cinema (lo vogliamo chiamare "B-movies"? "Trash"? "Cinema-bis"?) contraddistinto da anarchia visionaria, tendenza all'eccesso, magari caciarone ma non necessariamente, impregnato di cultura rock'n'roll, oscuro, minaccioso, onirico, sopra le righe...un cinema che ha in ogni caso una sua ragione di essere, con un proprio criterio, dei propri moduli espressivi, un proprio stile. E allora il sottoscritto, che pure è innamorato di Truffaut, Hitchcock, Chabrol, Godard, Eastwood, Mann, Jonze, Gondry, lancia una provocazione, tranquillamente e senza alcuna animosità: io credo che Rob Zombie sia oggi il Fellini dell'horror...o il Truffaut dello splatter. Egli si muove in quei territori ambigui, oscuri ed ansiogeni con impagabile stile da Maestro. I suoi numerosi detrattori lo accusano di non essere un innovatore del genere. Al contrario, io reputo abbia dato il meglio della propria intuitività creativa, operando una specie di miracolo. In pratica lui tratta un genere nel cui ambito ogni sotto-filone è già stato rivoltato come un calzino, tutta la sua Arte si basa sul già visto e già sentito, eppure Rob riesce ad esprimere con immagini (e musica, importantissima!!) una potenza visionaria talmente esplosiva da elettrizzare perfino i più sgamati cultori del genere orrorifico. Ho visto, su YouTube e altrove, diversi video di interviste a Mr. Zombie, e il ragazzo non pare granchè affidabile, si esprime a tratti in modo tra il nebuloso e il cialtrone, spesso lo diresti "preso" sotto l'effetto di qualche sostanza, dunque non faresti affidamento su questo svitato. Eppure, quando si spengono le luci in sala, ed entri nel suo mondo, subisci una fascinazione composta di tanti elementi, dal western al thriller, dal nonsense all'action...Rob Zombie è talmente a proprio agio nella sua pazzia che ti porta a pensare che ci sia del metodo in quella follia. E dunque il Maestro può permettersi di pisciare (con gettito abbondante) su: le case infestate, le pallide bambine giapponesi morte, i telefonini coreani, i giovanottoni palestrati in vacanza con le rispettive mignottelle, i bambini rompicazzo da Damien a Orphan passando per Joshua, gli esorcisti da barzelletta, Saw l'enigmista-di-minchia, e tutte le stronzate ispirate ai videogames che fanno impazzire i mocciosi stupidi e ignoranti. L'Arte di Zombie è superiore a tutto questo ciarpame. E sapete perchè è superiore? Perchè alla base di tutto c'è un SEGRETO. Un Segreto che contamina anche l'Arte di un altro Immenso Maestro, Quentin Tarantino. E mi piace sottolineare (con l'inchiostro rosso, perchè sia più evidente) che non è un caso se Zombie  ha dato un suo prezioso contributo al "Grindhouse" di Tarantino col fake trailer "The werewolf women of SS", un delirio nazi-porno semplicemente pazzesco. Dicevo di un SEGRETO. E questo Segreto attiene a qualcosa di antico ma sempre potente, soprattutto se evocato con amabile ed appassionato spirito vintage: sto parlando del ROCK'N'ROLL!! Sto parlando di una cultura che o la affronti a viso aperto e le permetti di contaminarti intellettualmente, altrimenti meglio che lasci stare tutto, meglio che non ti ci sporchi nemmeno le mani, esattamente come hanno fatto quei critici che hanno pressochè ignorato l'uscita di questo film. Il Rock'n'roll come delirio visionario potentissimo, il Rock'n'roll come latte da succhiare avidamente da un florido seno femminile, il Rock'n'roll che ti dà il coraggio di rifiutare la convenzione, il Rock'n'roll che ti fa giocare col mondo ("facendolo a pezzi"...chi indovina la citazione?) anche quando la giovinezza è alle spalle, il Rock'n'roll che ti fa godere del cibo e del sesso fino all'ultima goccia. E anche in questa pellicola i segnali di rock'n'roll sono numerosi ed evidenti, a partire da quelli più esteriori come i manifesti appesi alle pareti di una stanza, in cui campeggiano scritte come "Frank Zappa", "Alice Cooper" o "Black Sabbath", e qualche altro che mi sarà sicuramente sfuggito. E ancora: c'e' un fantastico gruppo "psychobilly" che suona dal vivo durante la lunga sequenza di un party. E quando sui titoli di coda appare, come parte della soundtrack, "Kick out the jams" degli MC 5, beh, il cuore batte fortissimo. Come batte più forte quando, in una sequenza, si vede fare capolino da uno schermo televisivo la faccia in primo piano di Justin Hayward mentre canta "Nights in white satin" coi suoi Moody Blues, un gruppo dei sixties che è già nella Leggenda. Della vicenda in sè non ho fatto cenno, ma poco male: chi è interessato la vedrà al cinema, scoprendo da solo eventuali pregi e limiti. Resta da dire del cast. Carismatica come sempre Sheri Moon, consorte nonchè tradizionale musa ispiratrice del regista. Malcolm Mc Dowell sempre coerente e rigoroso, ancora molto in forma, uno che potrebbe vivere di rendita, avendo preso parte -fra l'altro- ad una manciata di film che sono entrati nella storia del Cinema di tutti i tempi. Da segnalare la presenza di quel singolare attore che è Brad Dourif, uno che è molto amato da autori come Herzog e Lynch. E per finire una rapida annotazione su un cameo che nessuno ha segnalato, forse perchè a nessuno frega nulla; a me invece fa tanto piacere segnalare la breve comparsata di Margot Kidder, che in anni lontani fu la Lois Lane del "Superman" di Richard Donner, e recitò anche nelle "Due sorelle" di De Palma. Oggi la cara Margot recita solo raramente, e in rete ho letto su di lei gli aggiornamenti più disparati e purtroppo non verificabili, del tipo che una crisi depressiva l'aveva ridotta assai male negli anni '90 e che successivamente si dedicò alla regia di documentari su tematiche pacifiste. Concludendo. Caro Rob Zombie, resta così come sei, non farti furbo, non diventare mai un Judd Apatow qualsiasi. Resta per sempre il "caballero del sogno" che conosciamo. Il nostro "Cow boy dell'incubo".
Voto: 9

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