Espandi menu
cerca
The Limits of Control

Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film

Recensioni

L'autore

hallorann

hallorann

Iscritto dal 7 ottobre 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 90
  • Post 12
  • Recensioni 609
  • Playlist 15
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Limits of Control

di hallorann
8 stelle

Loneman è un parente stretto di Ghost Dog, solitari e abitudinari. Li accomuna la passione per la disciplina orientale. Lontani parenti de Le Samourai di Delon/Melville. Loneman, però, è ancora più taciturno ed essenziale. Manda a memoria alcune frasi/risposte concetto che al momento opportuno utilizzerà.

 

 

Usare l’immaginazione, essere soggettivo, l’universo non ha centro né confini, colui che si sente superiore alla vita deve andare al cimitero, lì vedrà cos’è veramente la vita, la vita non vale niente, la realtà è arbitraria.

 

Una serie di personaggi/messaggeri rappresentanti qualcosa: la musica, l’arte (desnuda), il cinema, i bohémienne, la droga, la scienza. Una scatola di fiammiferi con dentro un codice per arrivare all’obiettivo finale: un presidio isolato e inaccessibile, blindato, insonorizzato da varcare con l’immaginazione, uccidere il potere con una corda di chitarra. Jarmusch, outsider principe della settima arte, estremizza il noir con una matrice astratta e filosofica. Ogni opera visionata da Loneman al museo di Madrid anticipa un incontro visivo e personale, ciascuno con la sua teoria e fisima. La ragazza nuda è solo da ammirare come un bel quadro. La bionda platino cita La signora di Shangai con Rita Hayworth e la ripropone con le fattezze sottili, androgine e iconiche di Tilda Swinton. La “scienziata” dice che noi siamo un insieme di molecole che girano in estasi. Il messicano parla di peyote, allucinazioni e di immagini riflesse molto più vere dell’oggetto riflesso.

 

 

Mentre scendevo per fiumi impassibili non mi sentivo più guidato (A.Rimbaud).

 

Se Boris stempera le note musicali in squarci improvvisi e decisivi, Jarmusch ipnotizza e nuota bene nella visionarietà, nell’allucinazione, nella realtà soggettiva e arbitraria. Dilata i tempi sospesi di Dead Man, riduce l’azione di Ghost Dog, accentua il Magritte dell’oggetto e della sua rappresentazione. Luoghi, spazi, i vari Isaach De Bankolé, John Hurt, Gael Garcia Bernal interpretano un pensiero non un personaggio. LA VIDA NO VALE NADA.

 

 

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati