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L'isola del peccato

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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La recensione su L'isola del peccato

di luisasalvi
4 stelle

L’impressione di molti (anche mia) è di un melodramma, che lo stesso Hitch considera minore. Non mi convincono le rivalutazioni che ne sono state fatte. Il film inizia con una citazione dal vangelo secondo Matteo, “che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” (Mt 16,26); alcuni la ritengono una citazione inadatta al film, ma credo che il regista l’abbia posta all’inizio per suggerire una chiave di lettura. Nell’isola di Man il povero pescatore Pete è innamorato riamato di Kate, figlia di un oste e albergatore benestante, che non consente al loro matrimonio perché lui è povero. Pete parte in cerca di fortuna per tornare ricco e poter sposare Kate; intanto la affida al suo amico Philip, rampollo della principale famiglia dell’isola e aspirante alla carica di giudice dell’isola. Philip si prende vistosamente troppo cura di Kate, che a sua volta sollecita le sue attenzioni. Forse Hitchcock nel descrivere le loro “innocenti” passeggiate ha pensato al “soli eravamo e senza alcun sospetto” della Francesca di Dante, certamente ha sottolineato l’estrema imprudenza dei due (e forse anche di Pete che aveva affidato l’una all’altro). Giunge la notizia (falsa) che Pete è morto in mare, e Kate la accoglie con malcelata gioia perché ciò la rende libera; ma Pete torna inaspettatamente, vivo e ricco: i due si sposano, ma il figlio che nasce è di Philip, che intanto ha vinto il concorso ed è il giudice del paese. Kate gli chiede di fuggire con lei e il loro figlio, ma lui non intende rinunciare alla sua carriera; lei tenta il suicidio ma viene salvata e di conseguenza processata perché il tentato suicidio qui è reato: deve giudicarla proprio Philip; al processo il padre di Kate lo accusa di essere la causa di tutto, lui ammette e parte con Kate e il bimbo, fra la disapprovazione generale e lo sgomento di Pete.
Mi pare ingiustificato il parere (pur illustre, e condiviso da molti) di Chabrol e Rohmer (più adatto ai loro film che a quelli di Hitch), secondo cui nessuno è colpevole, e quindi la citazione iniziale sarebbe inadatta: Philip è presentato come colpevole di ambizione eccessiva nel rifiutare prima di confessare a Pete il suo amore per Kate, poi di accettare la richiesta di Kate di fuggire con lei e con il loro figlio; forse aveva già dimostrato scarsa amicizia quando richiesto da Pete di intercedere per lui presso il padre di Kate lo aveva fatto senza convinzione... Il padre a sua volta cerca un matrimonio ricco per la figlia; lui è un personaggio secondario, ma le sue scelte sono determinanti per la vicenda e forse la frase del vangelo può riferirsi anche a lui; quanto a Kate, non mi pare ben definita, sembra solo civettare, dapprima, con l’uno e poi con l’altro, ma una volta sposata con Pete divenuto ricco la sua scelta di abbandonarlo per Philip è poi di morire sembra dettata da vera passione, che di solito Hitch non condanna. Solo Pete sembra proposto come positivo, sinceramente innamorato e disposto a perdonare; gli si potrebbe rimproverare imprudenza e ingenuità, ma non mi pare che il film suggerisca tali accuse, e del resto nei film di Hitch queste sono di solito caratteristiche positive...
Resta un melodramma, e in quanto tale da Hitch non poteva che essere proposto con umorismo, mentre non ve ne è l’ombra; condivido in pieno il giudizio che ne dà il regista stesso: “molto mediocre, privo di umorismo”; MYmovies lo paragona a Il ladro, giustamente privo di umorismo; ma quello non è un melodramma, anzi è il film più amaro di Hitch, in cui un innocente subisce torti e tormenti fino a quando non viene trovato un altro presunto colpevole, forse innocente come lui. Questo film non ha affatto lo stesso senso né lo stesso stile.

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