Regia di Cédric Klapisch vedi scheda film
Cédric Klapisch aveva già dimostrato la sua dimestichezza nel realizzare film corali (basterà ricordare “Ognuno cerca il suo gatto”, “Aria di famiglia”, “L’appartamento spagnolo” e “Bambole russe”), ma questa volta supera se stesso. Ad oggi, considero “Parigi” la sua opera più matura. Il film si spinge ben oltre la commedia, inserendo nella trama elementi drammatici, trattati con eleganza e senza enfasi. Ad aiutarlo nell’impresa vi sono in particolare un ventaglio di attori perfettamente in parte e un’osservazione attenta della capitale francese ai giorni nostri. Alcune scene si svolgono nel XIX arrondissement (l’ormai multietnica Belleville) e all’interno dei nuovi modernissimi mercati generali di Rungis, due scelte tutt’altro che scontate, accanto alle onnipresenti Torre Eiffel, Place de la Concorde e compagnia bella. I personaggi che impariamo gradualmente a conoscere lungo 130 rapidissimi minuti sono tanti e sfaccettati. Figure simpatiche e ostiche, gravi e frivole, più o meno cupe, più o meno radiose. Nessuno, però, che reciti sopra le righe, nessuno che calchi la mano. Il merito va probabilmente attribuito anche al notevole equilibrio di regia e sceneggiatura, capaci di dosare al meglio ogni situazione, di non dilungarsi mai, pur evitando approcci superficiali. A tale proposito, mi ricollego a quanto espresso nella sua opinione su questo film da MC5 il 29 settembre del 2008: "Ma perchè diavolo noi italiani non riusciamo a mettere in scena un affresco corale di questo tipo?" . E’ vero che questa capacità latita da tempo nel nostro cinema. L’ultimo ricordo positivo che ho al riguardo risale a “La Cena” di Ettore Scola. Tornando agli attori, impossibile evocarli tutti, ma tutti all’altezza dei rispettivi compiti. Molti sono peraltro sconosciuti al pubblico italiano. Mi limito a sottolineare le prove magnifiche di Romain Duris (qui alla sua terza partecipazione con il regista), di Juliette Binoche (semre più convincente e tenerissima nel suo rapporto con il fratello malato) e Fabrice Luchini (ormai vero e proprio mostro sacro del cinema e del teatro d’Oltralpe, qui leggermente penalizzato dal doppiaggio italiano). Cédric Klapisch è migliorato molto con il passare degli anni ed è quindi lecito attendersi altre gradevoli sorprese da questo prezioso autore.
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