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Tropic Thunder

Regia di Ben Stiller vedi scheda film

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La recensione su Tropic Thunder

di ROTOTOM
8 stelle

Parodia? Citazionismo? Divertissement? Presa per il culo? I contorni dei personaggi di Stiller sono sempre disegnati con il pennarello grosso, a partire da quello che fu Zoolander, il mondo della moda sciolto nel vetriolo e ricomposto in forme simil antropomorfe. Così è questo film parodia di film di guerra che in un salto mortale metalinguistico fa da parodia-barra-denuncia dei metodi e del mondo della foresta pluviale piena di animali pericolosi che è Hollywood. Grossi, pelosi e inanellati produttori-anaconda che aspettano e poi stritolano con la glaciale pietà del rettile (Tom Cruise). Registi che al massimo sono un paio di gradini sulla base della catena alimentare venendo subito fagocitati dalla giungla (Coogan), o estinti da una mina vera. Agenti sanguisughe, giornalisti ragnacci, assistenti tapiri e il pubblico, i Viet Cong pronti a sparare su tutto. Poi gli attori, un super eroe dei film d’azione (Stiller) in rapido decadimento; un raffinato attore plurioscarizzato ossessivo del metodo stanislawsky che si fa pigmentare la pelle di nero grazie ad un esclusivo intervento alla Michel Jackson al negativo per interpretare il sergente afroamericano in missione perdendo completamente la percezione del sé (Robert Downing Jr); una cicciosa e cocainomane star della fiction scorreggiona nazional popolare (Jack Black) e un rapper che vive per pubblicizzare la sua cola Alpa Chino (Brandon Jackson).
Sfilano così intersecandosi parallelamente le storie del film nel film degli attori catapultati nella giungla a combattere con armi finte guerriglieri veri e quella delle dinamiche produttive di una pellicola ad alto budget. Si intrecciano le parodie di clamorose esplosioni e sparatorie furibonde alla declamazione della fragile essenza dell’attore. La storia del film del sergente che deve essere salvato dalla sua truppa diventa la verità della finzione in cui l’attore viene catturato dai guerriglieri produttori di droga e il resto degli attori deve mettere a frutto l’esperienza recitativa per calarsi nella parte in maniera totale e salvare il compagno, per poi trasformare il tutto, grazie alle telecamere nascoste, di nuovo in finzione e comporre quel film che fatto di sola e semplice recitazione non sarebbe stato mai portato a termine. Fuori e dentro, tra realtà e finzione, Stiller disegnato iconograficamente come Rambo, crea percorsi labirintici in una forma che sta in equilibrio tra il demenziale e l’intellettuale, trasforma Platoon in una farsa in smorfie al ralenty; plasma l’ossessione del colonnello Kurtz di Apocalypse Now in una personale re interpretazione dell’ego dell’attore che trova nel buco del culo del mondo un pubblico che lo osanna e lo eleva a mito. Pubblico ignorante di cinema e che lo ricorda per una indegna prova d’attore su un personaggio disabile. A questo proposito è illuminante il dialogo metacinematografico di Stiller e Downey Jr sui film che parlano di disabilità e su come il pubblico li percepisce, citando da Rain Man a Mi chiamo Sam passando per Forrest Gump. L’idiozia a -273 gradi C° degli dei viventi di griffate finzioni mutuate da Zoolander, si ritrova anche nelle viziate star del cinema costrette a fare i conti con la loro parte più vera e nascosta mentre in un sottile gioco di rimando viene snocciolato il greve, glaciale e senza morale mondo delle major, in cui un mostruoso e soprappeso Tom Cruise da vita ad una delle più ributtanti caratterizzazione del produttore cinematografico di sempre. Tropic Thunder risulta così essere un oggetto a sé stante, masochista vero Stiller canta e porta la croce, per primo subisce le pene di umiliazioni corporali per poi ridicolizzarsi consapevolmente nella re interpretazione di Simple Jack – il disabile, in piena giungla e trascinando gli altri attori nel più completo caos, tra identità e schizoide mimetismo interpretativo, prevaricazioni e volgarità, tra greve umorismo di pancia e sottile gioco di rimandi e ironia, va in scena la commedia dell’isterica industria del cinema che trova nel genere militare la giusta dimensione per misurare il proprio testosteronico potere. Ne’ parodia, ne’ comica Chapliniana e neppure intellettuale satira Altmaniana, Tropic Thunder è un film total Stiller, uomo che dimostra di conoscere molto bene il cinema e il mondo che lo governa, tanto da pescarne a piene mani per le sue invenzioni, piegando il linguaggio cinematografico alle esigenze della storia. Fulminanti a questo proposito i quattro falsi trailer che precedono il film e che introducono i quattro personaggi principali colti nelle loro migliori interpretazioni , un concentrato di umorismo e ironia che da soli valgono il film.

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