Espandi menu
cerca
Scusa ma ti chiamo amore

Regia di Federico Moccia vedi scheda film

Recensioni

L'autore

valerioexist

valerioexist

Iscritto dall'8 dicembre 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 16
  • Post -
  • Recensioni 165
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Scusa ma ti chiamo amore

di valerioexist
6 stelle

Incominciamo col dire che NO, non è vero che Federico Moccia ha esordito come regista con questo film, ma già nel lontano ’96 fece “Classe Mista Terza A” (eh già, era proprio lui). Ora è il 2008 e quello stesso Moccia, l’uomo che meglio d’ogni altro riuscì e riesce a trarre lucro dalle adolescenti cerebrolese della penisola con romanzi piacioni e sempliciottistici d’amore, ha finalmente firmato la regia della versione cinematografica del suo romanzo “Scusa Ma Ti Chiamo Amore”: la storia di un pedofilo che s’innamora d’una fregna minorenne e va a vivere dentro a un faro. Esce il film e fiumane di ragazzine blogger sedicenni, con le Smemorande che, chiuse, raggiungono i 180 gradi goniometrici, con le loro vocine stridule ed il loro fidanzato coatto a seguito, con le loro passioni per HelloKitty e per il rosa shocking si sono riversate nelle sale a vedere quello che dovrà essere l’erede di “3MSC” e di “HVDT”. Non c’è Scamarcio ovviamente stavolta, ma Raoul Bova, l’attore belloccio che aveva recentemente lavorato in “Milano-Palermo il Ritorno” senza però scatenare il delirio tra le bambine, che invece ora l’hanno riscoperto come “fiGo” grazie a SMTCA. Come poteva Moccia esimersi dall’usare come colonna sonora gli Zero Assoluto? Non poteva, infatti sono loro a cantare all’inizio di questo film mentre dei titoli di testa fatti con grafica e colori imbarazzanti sfilano sullo schermo ricordandoci ancora una volta a chi stiamo dando i 7 euro e mezzo del biglietto. Finita la sigla via con la storia: Raoul bova si chiama Alessandro e un giorno, tornato a casa dal lavoro, trova una busta con su scritto “ALEX”, in realtà quella parola non stava ad indicare il soprannome proprio del destinatario, bensì era una forma scorretta di un complemento di termine: “A l’ex”, infatti era una lettera della sua donna che l’accannava. Così Raoul “Alex” Bova cade in depressione; seduto in salotto esamina dei libri su come riprendersi dall’essere stati scaricati dalla donna. Ma perché lui i libri che ha sulla scrivania li guarda, li esamina e li bocciare prima di sceglierne uno adatto, quando li avrebbe dovuti già “scegliere” all’acquisto in libreria? Sta di fatto che lui non sa che la sua vita cambierà e diventerà pedofilo, ma come biasimarlo quando il film, pronto ad intridersi di esagerati luoghi comuni, ci presenta “le onde”, ovvero il nome che si sono date un quartetto di mignottelle 17enni di Roma con le tette grosse e la risatina facile che passano le serate a delle gare clandestine fatte da ragazzi ggiòvani e fiGhi che si comprano le Mini nuove e scintillanti a mille euro dai carrozzieri (ma dove cazzo stanno sti carrozzieri?) per poi distruggerle ed essere ggiòvani, alla faccia di chi prende i mezzi come me e che con mille euro non ci compra manco il volante di una Mini. Così Moccia ci mostra che è una moda assai diffusa tra una certa Roma bene, quella di giocare a macchine a scontro con le macchine dei carrozzieri che poi sono quattro mini lucidissime e di colori differenti; boh, sarà che io faccio spesso le stesse cose la sera con gli amici, ma non mi sono mai imbattuto in una carneficina di automobili fatta da fighe e ragazzetti carucci che se le pomiciano. Ed intanto le coppiette attaccano i loro lucchetti amorosi a quell’enorme kebab di ferro attaccato ad un lampione di PonteMilvio che pensavo essere stato abbattuto da qualche genio (criminale, zingaro, anarchico, comunista, fascista che sia… genio). Niki è una ragazzetta bora, tanto fregna quanto minorenne, che ha da poco lasciato il ragazzo, il quale è una specie di esecrabile veejay di Mtv butterato che però fa il rapper (di quelli che cantano d’amore e mentre cantano si baciano le dita ed ammiccano facendo spallucce e sorridendo), c’ha le catene al collo, le tute larghe e si fa chiamare FabioFòbia. Questa Niki è interpretata da Michela Quattrociocche, bella ragazza per la quale auguro un discreto successo nel campo hard core. In classe di Niki sono tutti coatti e bore, basta poi aggiungere che il loro professore è Riccardo “Paperinik! Ferrarelle” Rossi. Niki è talmente ggiòvane e fiGa che, oltre ad avere l’immancabile motorino fashon, ha anche la madre rompipalle che osa dirle di andare piano che sennò va a sbatt…BOM! E, grazie alla mamma iettatrice, fa un chioppo col macchinone di Raoul Bova! Oh scioè che fiGo della madonna! Lei gli si accolla e gli imbocca in macchina per farsi accompagnare a scuola, gli chiede come si chiami e lui risponde “Alessandro”, ma lei, essendo un personaggio di un romanzo di Moccia e chiamandosi Niki, pretende che lui le dica il suo soprannome ggiòvane e figo… ed eccola accontentata: Alex (non sarà “Step” in quanto a insulsaggine ma ci può stare, può andare, ce l’ha). Che poi Alex c’ha il collega amico viscido pariolino che lavora con lui in campo pubblicitario (fanno i “creativi” loro) e che gli porta a casa le russe troie che devono fare le campagnie pubblicitarie con loro e, quindi, farsi sbattere; ma ovviamente Raoul Bova è contrario perché è l’eroe positivo della vicenda, ma alla fine fanno il festino e l’amico viscido fa imboccare pure il collega nerd che si fa di cocaina e gli viene l’attacco di tachicardia. Così arrivano i caramba e si crea lo sketch (mai passato di moda) di quello che chiama capitano invece di brigadiere con tanta stizza da parte dell’ufficiale in questione! Eh, la commedia all’italiana! Le risate… brigadiere, no, capitano, eh brigadiere? Ah ah ah!
E quindi Alex e Niki si cominciano a vedere, o meglio è lei che comincia a chiamarlo col cellulare e gli chiede di venirla a prendere a scuola, e lui, nonostante si renda conto che lei sia un dito al culo, pensa pure che è una fregna e ci va sempre. Poi si fanno i giretti per largo Argentina e vanno pure dal frullatàro dove vado io ogni tanto (quando c’ho i soldi). Lei gli fa prendere le multe perché è stupida e gli fa fare le strade illecite e grida, con voce bora, “a rosiconee” al vigile che lo multa (anzi che non l’ha chiamato brigadiere), e poi gli sfonda la macchina dicendogli “aho scioè famme guidà, guarda che so’ brava!”. Lui, nonostante una persona normale l’avrebbe come minimo violentata e poi decapitata, fa sempre i sorrisini come per dire “che te possino cecatte, però sei caruccia e non te faccio niente”. Alla fine lei gli da un bacetto e lui pensa che è tanto bòna, ma che trent’anni de galera pè pedofilia non sono il massimo, specie se sei Raoul Bova e che magari in quei trent’anni avresti rimorchiato come un assassino invece di venire costretto a leccare le emorroidi dei carcerati sotto le docce. Ma forse tutti ‘sti problemi non se li fa la gente! I due scopano… e qui arriva il meraviglioso taglio registico di Moccia (ci mancavano quelle sue riprese dai tempi della classe mista…), la luce va e viene, dettagli di nudo dei protagonisti con un montaggio assuefante, le loro voci piene di riverbero e di eco che sussurrano frasi d’amore incomprensibili: io immagino che dicessero cose più dolci e sexy, ma giuro d’aver sentito le seguenti frasi sussurrate in maniera lussuriosa: “checcàzzodetetteehh!” “quantosèhibbèhllaaahh” e per finire “…a làzziohh, a làzzioohh!”. Il giorno dopo sono quasi diventati fidanzatini carucci e così lei si fa fregna con le amiche dicendo che si scopa uno con 20 anni più di lei (cosa considerata fica dalle amiche) e lui si fa bello con i colleghi dicendo che è un pedofilo. Allora tutti i colleghi-amici chiedono a Raoul “aho facce conosce le amiche de ‘sta Niki” ed organizzano una cena viscidissima dove nello stesso tavolo siedono “le onde” (le 3 amiche sedicenni di Niki, con Niki) tutte truccate da Bratz, e i quarantenni viscidoni che si fanno belli dicendo che vanno a ballare al Goa (giuro) e che sbavano dietro alla carne fresca rappresentata da quei quattro neuroni con le bocce. Un brivido lunghissimo per tutto il corpo. Nel frattempo Raoul Bova deve farsi venire un’idea per sponsorizzare una marca di caramelle scrausissima di nome “LUNA” importata dal Giappone, lo aiuta la stessa Niki 4Ciocche, ma non serve a un cazzo. Poi una sera, mentre lei dorme dopo che lui se l’è sfondata, lui le inizia a fare le foto: oh santoddio proprio come i pedofili veri! Magari poi le mette su internet condividendole con altri pedofili in giro per il mondo, oppure se le tiene semplicemente nell’hard disc di modo che, qualora un giorno dovesse subire qualche controllo, la sua situazione s’aggraverebbe… invece no! Lui aveva solo scelto lei per fare da promoter, con il suo visino dolce tra le braccia di Morfeo, alle caramelle Luna! E così la fa diventare la ragazzina del manifesto della caramelle! Alla fine i due si innamorano assai e infatti lei gli dice “scusa ma ti chiamo amore” (per poi, immagino, fargli una pompa)… pensate, se glielo scriveva col telefonino veniva fuori “paura ma vi chiamo amore” o, se lo scriveva col mio che è una merda “paura ma vi agiamo anord” (che sembra “paura, ma viaggiamo a nord”)… vabbè, ma forse tutto questo non c’entra un cazzo! Dopo un po’ di giorni torna quel cesso dell’ex donna di Raoul Bova e gli chiede “oh scusa se me ne sono andata eh” e lui fa “vabbè!” e lascia Niki 4Ciocche (che però è molto più sorca, nonostante rappresenti un free-pass umano per Regina Coeli); poi lei se ne accorge che lui l’ha lasciata per l’ex donna e piagne. Intanto una delle loro amiche (l’unica che ancora non s’era fatta sbatacchiare da tutto il liceo) fa l’incidente con la macchina andando in coma. Ora, io non sono mai stato in coma, non credo però che sia una sensazione bellissima, ma sicuramente sarebbe meglio viversi il proprio coma da soli in silenzio in una triste sala d’ospedale piuttosto che sentire tre coatte amichette tue adolescenti che ti cantano i pezzi di Eros Ramazzotti (peraltro con l’i-pod all’orecchie nel caso non si dovessero ricordare alla perfezione le profonde liriche di “grazie d’esistere”). Ma tranquilli, l’amica loro non schiatta come invece schiattò Pollo nel primo best seller mocciano (Pollo, onore a te!), lei si salva e tutte assieme vanno in Grecia a scopare (tranne l’amica dell’incidente che s’era innamorata di uno sbarbatello che l’aveva aiutata con la macchinetta delle merendine che rubava il resto, a mò di armadietto da liceo di film americano). E che ne è di Raoul Bova? È andato a vivere dentro a un faro, riempiendosi di seghe e aspettando che 4 ciocche faccia 18 anni e scoparsela senza rischiare la sodomizzazione coatta a Rebibbia.
Devo dire la verità? È un brutto film, è un film scontato… ma azzarderei a dire che era meglio degli altri due, e che (VI PREGO NON UCCIDETEMI) c’erano un paio di momenti anche carini! Si, lo so, sto parlando di un film di Moccia, boh, sarà che le aspettative erano alla “HVDT”, sarà stato che c’era più dialetto romanaccio… boh, ma ho detto: un paio (e solo un paio) di momenti non orribili ci stavano… diciamola tutta! Vabbè poi le cazzate non finiscono: c’è l’investigatore alla Tony Pozzi che è interpretato da Luca Ward, il quale è anche la voce narrante di tutta la vicenda (perché poi l’investigatore non protagonista dovrebbe sapere tutto? Perché c’ha la voce fica). E, durante i titoli di cosa, c’è la tristissima sequenza di “quel che ne sarà” degli altri personaggi: alla fine l’amica troia di Niki (quella che non aveva mai un ragazzo fisso) va dall’investigatore Luca Ward per dirgli che c’è un’amica sua che s’è innamorata e che… e poi dice che in realtà è lei che s’è innamorata (togliendosi il cappello, come se quando aveva il cappello fosse un’altra e come se l’investigatore già la conoscesse… e poi è un investigatore mica un analista…).
Moccia Moccia… ti voglio bene perché mi fai sempre scrivere delle recensioni lunghe lunghe, ed in piu’ perché mi fai vedere delle ragazze talmente stupide da farmi credere che quelle che conosco io siano brillanti. Ed è per questo che ti metto il voto più alto che io abbia mai messo ad un film di merda di quelli che proprio tu, coi tuoi libri del cazzo e con le tue miliaia di fans arrapate, hai creato: io ti do un cinque meno meno; anche perché ho messo 5 a “il giorno + bello” che non è che fosse sto capolavoro in confronto a “smtca”.
Voto: 5--

VL

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati