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Hitman. L'assassino

Regia di Xavier Gens vedi scheda film

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La recensione su Hitman. L'assassino

di mc 5
4 stelle

Qualche giorno fa recensendo "Eastern Promises" scrissi che Cronenberg pare trasformare in oro (capolavoro) tutto ciò che tocca. Ora invece mi trovo a fare il discorso contrario per Luc Besson, il quale pare abbia l'attitudine a trasformare in merda (scusate l'eufemismo) ogni progetto in cui è coinvolto. Tipo questo action-thriller che lo vede in veste di produttore. Di Besson ci è noto lo stile. Nei suoi film di solito i protagonisti hanno caratteristiche psicologiche ricorrenti. Le donne hanno quasi sempre la coscia lunga e sono femmine traviate. Mentre gli uomini sono esseri feriti che conquistano un loro riscatto attraverso la frequentazione delle palestre. Besson è fatto così, prendere o lasciare. Cominciamo col dire che si tratta di un film inutile e parecchio sbagliato. Data la trama, viene subito alla mente "Bourne Ultimatum" e gli altri di quella serie: là il ritmo serrato e senza respiro era reso in modo magistrale; qua si tenta un approccio similare ma con risultati fastidiosi, ai quali concorre anche un abuso scriteriato del "ralenti" nelle numerose scene d'azione. In effetti, rispetto a "Bourne", questo film presenta anche altre analogie (almeno nelle intenzioni), dalle musiche somiglianti alla molteplicità di location internazionali. Ma veniamo all'uomo-immagine del film, Tymothy Olyphant. Il suo personaggio non è altro che un tenebroso agente segreto-killer da videogioco, ma l'attore non è all'altezza, non basta fare lo sguardo feroce se il personaggio è scritto male, caratterizzato con pochi tocchi ridicoli. Oltretutto i dialoghi fanno pena. E la co-protagonista pare una sintesi dell'universo femminile bessoniano: una prostituta con due metri di gambe che gira senza mutande e che cerca (sorpresaaaaaa!!!) un suo riscatto-redenzione, rappresentato dal sogno di diventare vignaiola. Il film sta riscuotendo un discreto successo e non c'è da stupirsi: i ragazzini amanti dei videogiochi non richiedono particolari sfumature ai loro eroi, però un dubbio mi resta...ma se il bello dei videogames è che sono interattivi che gusto c'è a vedere queste trasposizioni al cinema in cui gli spettatori subiscono senza poter interagire? E ancora: ha senso che un killer inafferrabile porti tatuato sul cranio in bella evidenza il suo codice segreto di agente? Mah. E per concludere: ma sono solo io che osservando il manifesto ufficiale del film ho pensato immediatamente a Maurizio Crozza???

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